Confindustria rivede al ribasso le previsioni sull’andamento del Pil italiano 2020. Secondo l’ultima congiuntura flash pubblicata dal Centro studi dell’associazione, il nostro Paese chiuderà l’anno con una contrazione del prodotto interno lordo pari al 9,6% rispetto al 2019. Nella stima precedente, diffusa il 31 marzo, si parlava ancora di un -6%.
Gli industriali si allineano così alla Commissione europea, che nelle previsioni di primavera comunicate il 6 maggio ha previsto per l’Italia una recessione del 9,5%. Entrambi i dati sono peggiori sia della stima inserita dal governo nel Def (-8%) sia di quella calcolata dal Fmi (-9,1%). A queste previsioni si aggiunge quella di Prometeia che per il 2020 prevede un ribasso del Pil dell’8,5% (la stima precedente era -6,5%).
Tornando al CsC, nel primo trimestre il Pil ha subito un crollo oltre le attese (-4,7%), cui seguirà fra aprile e giugno una contrazione quasi doppia (-9%). Nel terzo e nel quarto trimestre, se tutti i settori economici rimarranno liberi di operare, è atteso un parziale recupero, frenato da scorte accumulate e difficoltà di molte imprese, che proseguirà nel 2021 (+5,6%).
Il Centro studi Confindustria spiega che “la pesante revisione al ribasso” sul 2020 è dovuta a due fattori: “Il prolungamento per decreto dal 13 aprile al 4 maggio, con poche eccezioni, della chiusura parziale dell’attività economica in Italia” e “un più forte calo della domanda, domestica ed estera, che frena anche l’attività delle imprese autorizzate a riaprire”.
Il CsC peggiora di molto anche le previsioni sugli investimenti, che saranno travolti da “una caduta storica” del -15,5% (dal -10,6% stimato a marzo), che sarà recuperata “solo in parte nel 2021 (+9,1%), pesando sulla crescita futura”.
Ancora sul versante dei conti pubblici, gli analisti di viale dell’Astronomia stimano che quest’anno il deficit si spingerà fino all’11,1% del Pil, ovvero quasi 10 punti percentuali in più rispetto all’1,6% del 2019. “L’aumento – si legge nel rapporto – è in minima parte attribuibile agli effetti della scorsa Legge di bilancio” e “per gran parte è dovuto alle misure del Governo per contrastare gli effetti negativi del Covid-19 (4,6 punti) e al crollo del Pil”. L’anno prossimo il disavanzo scenderà al 5,6% del Pil, scontando anche la disattivazione della clausola di salvaguardia Iva da 20,1 miliardi.
Per quanto riguarda invece il rapporto debito/Pil, secondo il Centro Studi Confindustria salirà al 159,1% nel 2020, per poi calare al 155,4% nel 2021. Si tratta dei dati più alti di sempre.
Venerdì sono arrivate notizie poco incoraggianti anche dalla Germania. Destatis, l’Ufficio federale tedesco di statistica, ha diffuso una stima preliminare sul Pil del primo trimestre, visto in ribasso del 2,2% su base congiunturale (in linea con le attese) dopo il -0,1% registrato nei tre mesi precedenti. Su base annua il dato – corretto per gli effetti del calendario – segna un -1,9% dopo il -0,2% rivisto del 4° trimestre dell’anno (prima lettura +0,3%). Le stime di consensus erano per una contrazione dell’1,6%.