È online il nuovo modulo di autocertificazione da usare nella Fase 2. Rispetto al vecchio non ci sono molte differenze, tant’è che il ministero dell’Interno ha precisato che i cittadini potranno continuare ad usare la vecchia versione barrando le voci non più attuali.
La nuova versione dell’autocertificazione, pubblicata sul sito del Viminale, recepisce l’allentamento delle restrizioni cominciato oggi, 4 maggio, data che ha dato ufficialmente il via alla fase 2 della gestione dell’emergenza coronavirus.
Ricapitoliamo le nuove regole. I cittadini potranno effettuare spostamenti, evitando assembramenti e utilizzando le mascherine nei luoghi pubblici, per quattro motivi:
- lavoro (in questo caso, l’autocertificazione non è strettamente necessaria, si possono usare anche un tesserino del lavoro o una lettera aziendale che attesti la necessità di spostarsi);
- salute (chi va una visita medica, in caso di controllo deve esibire o compilare l’autocertificazione),
- motivi di necessità;
- visita ai congiunti (occorre indicare il grado di parentela della persona che si va a visitare, ma non la sua identità).
Il nuovo modulo di autocertificazione prevede anche gli spostamenti tra Regioni diverse (bisogna dichiarare di essere a conoscenza delle eventuali limitazioni imposte dai presidenti di Regione), che – lo ricordiamo – fino al 17 maggio potranno essere effettuati solo per tornare alla propria Regione di residenza, domicilio o abitazione per motivi di lavoro, necessità o salute.
Se per qualsiasi motivo non si riuscirà scaricare e stampare il nuovo modulo, si potrà come detto usare il vecchio. In ogni caso, l’autocertificazione potrà essere compilata al momento del controllo compiuto dalle forze dell’ordine che provvederanno a fornire il documento al cittadino.
Il 3 maggio il Governo e il Viminale hanno pubblicato rispettivamente le faq e la circolare contenenti i chiarimenti su spostamenti, passeggiate congiunti, riaperture e nuove regole, cercando di sciogliere tutti i dubbi ancora presenti sulla Fase 2 dopo l’approvazione del decreto del 26 aprile.
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