Il centro storico di Venezia è stato colpito in modo devastante prima dall’alta marea di novembre e poi da questa tragica crisi epidemica. La prima ha prodotto, oltre ai danni materiali per i quali solo adesso si cominciano a distribuire i contributi pubblici, una pericolosa perdita di immagine nel mondo intero con molte disdette di turisti italiani e stranieri. La crisi epidemica, tuttora in pieno sviluppo e con prospettive non confortanti, direi allarmanti, ha causato ora anche il blocco delle attività economiche. Per combattere il virus con l’isolamento si è così inferto un micidiale colpo all’intero sistema produttivo della città; dai bar ai ristoranti e agli alberghi, dai negozi alle attività artigianali. Non parliamo poi di guide turistiche, gondolieri, taxisti, teatri, musei, oltre agli invisibili che di quel mondo del turismo vivono.
Le conseguenze del contenimento per difendersi dal Covid 19 sono pesanti sia per le imprese e le attività economiche e culturali sia per le tante persone che hanno perso il posto di lavoro. La scomparsa degli incassi o del fatturato mina l’equilibro dei conti con possibile effetto default per le realtà più fragili. Il governo è intervenuto concedendo prestiti alle imprese, gravandole della “restituzione a scadenza”, mentre sarebbe stato più opportuno accordare un contributo a fondo perduto, superando con coraggio le limitazioni delle finanze statali. Rimane ancora scoperto il necessario aiuto alle numerose istituzioni culturali, Teatro La Fenice, Musei veneziani, Fondazioni, ecc. Per fortuna i dipendenti possono godere della cassa integrazione, anche in deroga, mentre alle partite Iva e agli autonomi è stato corrisposto un bonus mensile.
Intanto sulla stampa non mancano richiami alla ritrovata bellezza della città. Calli e fondamente vuote, deserte, silenzio assordante. Per i veneziani, taluni spicchi di malinconia. Qualche pesce comincia a vedersi. Fa impressione la mancanza di onde in bacino e nel canale della Giudecca: l’acqua è calma come raramente si è vista! Perché non riproporre, come sostiene qualcuno, il metrò subacqueo che consentirebbe una laguna calma piatta ma anche orde selvagge di turisti pendolari. Sarebbe la ripetizione esasperata del modello odierno, monocultura turistica che tutto distrugge.
Ma chiediamoci allora che ne sarà quando cesserà il contenimento. Avremo un sistema produttivo ulteriormente indebitato, alcuni non apriranno nemmeno, l’avvio comunque dei consumi e del turismo si prevede lento, graduale. Lo Stato e l’Europa diventeranno ancora più importanti per sostenere finanziariamente le ingenti spese per la ripresa.
Una ripresa, dopo gli interventi urgenti, che abbia l’obiettivo di realizzare un nuovo paradigma per Venezia centro storico, partendo, come sostiene il Patriarca, da uno Statuto Speciale che riconosca, a livello internazionale, la specificità di Venezia e che offra alla città una sua relativa autonomia con il coinvolgimento di istituzioni internazionali. Il turismo dovrà ridimensionarsi perseguendo un upgrading di qualità, riscoprendo il modo di vivere che nella città permane da secoli, come attrazione. Le idee per disincentivare il turismo mordi e fuggi sono molte, dalla limitazione dei flussi alle tasse di sbarco, ma necessaria anche sarà soprattutto una politica della residenza con due chiari obiettivi da perseguire.
Mediante una fantasiosa politica di incentivi e una serie efficace di relazioni internazionali, occorre attrarre in città attività economiche: istituti di cultura, fondazioni culturali, centri di ricerca di grandi gruppi, centri di formazione, imprese nel campo della moda e del design, e startup. Inoltre, il secondo obiettivo sarà destinare sedi e abitazioni affinché gli addetti a queste attività possano risiedere in centro storico offrendo tutti i servizi necessari per l’abitabilità come posto macchina, scuola, asili. Sono idee che hanno bisogno, per realizzarsi, della volontà degli uomini, di una classe dirigente che sappia coordinare visione, fantasia e concretezza.
Due annotazioni,” il modo di vivere che nella città permane da secoli, come attrazione” ben poco rimane del modo di vivere essendo ormai ben pochi i veneziani. Quanto ai “nuovi residenti” trattasi di categorie e gruppi forse troppo elitari e snob