In tutta Europa l’argomento al centro del dibattito pubblico è lo stesso: dare il via alla Fase 2, riaprire il Paese dopo il lockdown per l’emergenza coronavirus. Su questo stanno lavorando i governi, spesso però senza essere in grado di mantenere una direzione certa: il problema è sempre l’andamento della curva dei contagi, che continua a preoccupare un po’ ovunque.
È il caso della Francia, che rispetto alle prime indicazioni evidentemente troppo ottimistiche, è stata costretta a una marcia indietro. Martedì il premier Édouard Philippe ha confermato che il Paese entrerà nella Fase 2 l’11 maggio, ma ha precisato che lo farà con prudenza e con un piano a validità limitata, che potrà essere quindi bloccato se i dati saranno negativi e che verrà comunque rivalutato il 2 giugno. Nel mentre, è intervenuto anche il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, blindando i grandi gruppi strategici: fino alla fine del 2020, la quota di partecipazione estera (extra-Ue) è abbassata dal 25% al 10%, con particolare attenzione al settore delle biotecnologie.
Nella consapevolezza che una seconda ondata di contagi sarebbe disastrosa, Philippe ha proposto di fatto una navigazione a vista. Da qui l’evidente frenata sulla riapertura delle scuole, che tante polemiche ha suscitato in Francia: dopo il parere negativo del Comitato scientifico, il Governo ha stabilito che l’11 maggio ripartiranno materne ed elementari, ma solo su base volontaria. Per le medie bisognerà attendere invece il 18, mentre i licei addirittura i primi di giugno.
Sempre l’11 maggio riapriranno tutte le attività commerciali, tranne bar e ristoranti. Il Campionato di calcio, invece, non ricomincerà. Per quanto riguarda gli spostamenti, il governo ha chiarito che non servirà più l’autocertificazione e che sarà possibile muoversi entro il raggio di 100 km dalla propria abitazione. Saranno ammessi anche mini-assembramenti, a patto che ci siano meno di 10 persone.
La prudenza francese appare giustificata da quanto sta accadendo in Germania, dove l’allentamento delle misure contenitive ha causato una risalita dei contagi. L’indice R0, che a metà aprile era a 0,7, è tornato a 1: significa che ogni persona infetta ne contagia almeno un’altra.
Viaggia verso la fine del lockdown anche la Spagna, il Paese che in Europa ha il maggior numero di persone infette. In questo caso la riapertura sarà davvero lunga: avverrà in quattro fasi, che inizieranno il 4 maggio e dovrebbero concludersi addirittura il 25 giugno. Il premier Pedro Sànchez ha spiegato che comunque si tratterà di un’operazione diversificata fra le diverse province del Paese, colpite con differente violenza dalla pandemia.
Rimane in piena emergenza la Gran Bretagna, che martedì ha registrato quasi 600 morti a causa del Covid 19. Il Paese è in allarme anche per il diffondersi di una crisi infiammatoria che colpisce i bambini e che potrebbe essere collegata al coronavirus. Infine, in Russia il presidente Vladimir Putin sta valutando una revoca delle restrizioni dal 12 maggio, ma avverte che il picco dell’epidemia deve ancora arrivare.