Alla vigilia di un importantissimo Consiglio europeo, Mario Draghi, che alcuni indicano come il possibile nuovo Presidente del Consiglio di un governo di unità nazionale benedetto dal Quirinale, manda un messaggio forte e chiaro a tinte drammatiche intervenendo sulle colonne del Financial Times.
L’ex presidente della Bce parla del Coronavirus come di “una tragedia umana dalle proporzioni potenzialmente bibliche” che non a caso viene paragonata a una guerra.
Di fronte a una realtà inimmaginabile fino a poche settimane fa, Draghi lancia un avvertimento forte ai governi e non a caso lo fa alla vigilia del Consiglio europeo che oggi dovrebbe decidere sull’uso del Mes e sui Coronabond, come chiedono otto leader europei, sostenendo che per contrastare la recessione che seguirà l’emergenza sanitaria e per evitare che essa si trasformi in depressione, come avvenne dopo la crisi del ’29, occorre un intervento “rapido” ed adeguato.
In parole semplici, ciò vuol dire che i governi devono capire al più presto che il mondo è cambiato velocemente e che devono fronteggiare la situazione di crisi superando ogni esitazione con “un significativo aumento dei debiti pubblici (…) che sarà un aspetto permanente delle economie e non potrà che essere accompagnato dalla cancellazione dei debiti privati“.
Fondamentale per Draghi è la “velocità” dell’intervento che, in questa fase drammatica e convulsa, “sarà essenziale per la sua efficacia: il costo di un’esitazione potrebbe essere irreversibile”. L’Europa, aggiunge l’ex numero della Bce, ha la possibilità di affrontare la crisi e di prevenire il peggio, ma deve rapidamente “cambiare il modo di pensare, adeguandosi a questa crisi come farebbe durante una guerra“.
In sostanza, per Draghi servono strumenti eccezionali in tempi eccezionali e, pur senza entrare nel merito e senza nominare esplicitamente il Fondo salva-stati o gli eurobond, invita i governi a mettere in campo strumenti anche inediti di contrasto della recessione e del rischio di depressione, perché lo shock che abbiamo davanti “non è ciclico” e, mai come adesso, gli europei devono “sapersi sostenere gli uni con gli altri nel perseguire quello che è palesemente un obiettivo comune”.
Draghi usa parole molto forti e al tempo stesso molto chiare e ricorda, nel suo intervento sul quotidiano finanziario britannico, che il ruolo dello Stato è proprio quello “di proteggere i cittadini e l’economia da shock per i quali il settore privato non ha colpe“, come accadde di fronte alle guerre, includendo “un significativo aumento di debito pubblico, anche per assorbire le perdite che si genereranno nel settore privato“.
Non è solo questione, sottolinea Draghi, di fornire un sussidio a chi perde il lavoro, ma “soprattutto” di salvaguardare i posti di lavoro delle aziende, dei negozi, delle attività commerciali e industriali che si sono fermate. E bisogna farlo con tutta la liquidità del caso, spingendo le banche a inondare di soldi tutto il mondo produttivo: “Devono dare liquidità a costo zero e non avere paletti che le intralcino”, come già iniziò a fare la Bce sotto la sua guida. Ma non basta. Servono anche gli aiuti diretti dello Stato, anche a costo di aumentare il debito pubblico, che tuttavia “non sarà gravato dagli incrementi di interessi”, stante la politica monetaria espansiva.
Non dimentichiamoci – conclude Draghi rivolgendosi ai capi di Stato e di governo dell’Europa, che in queste ore è di fronte a scelte decisive per tutto il Vecchio continente – della “sofferenza degli europei nel periodo” della Grande depressione degli anni Venti e Trenta.
Così parla uno statista.