Riproviamoci. Una settimana dopo è di nuovo vigilia di Juventus-Inter, solo che questa volta, a meno di clamorosi colpi di scena, si giocherà. Il Governo infatti ha finalmente indicato la via delle porte chiuse e la Lega Calcio, pur tra mille polemiche, ha dovuto imboccarla: slittare ancora avrebbe con ogni probabilità segnato la sospensione definitiva del torneo, con danni economici annessi di gran lunga maggiori dei “soli” mancati incassi. Il derby d’Italia numero 237 (il 201 in Serie A) sarà così molto più triste del solito e non soltanto per gli spalti vuoti: il momento di grande difficoltà del Paese, inevitabilmente, si riflette anche sul calcio, mai come ora “costretto” a divertire e intrattenere la gente, in barba alla paura del Coronavirus.
Che però c’è, eccome se c’è: lo dimostrano le numerose regole stabilite dal Comitato Scientifico a cui dovranno attenersi i giocatori, e con loro tutti gli addetti ai lavori ammessi negli stadi. La Serie A prova a ripartire con la partita più importante e pazienza se gli oltre 170 Paesi collegati la vedranno svuotata di suoni e colori: lo spettacolo più bello, del resto, deve venire dal campo e quello vedrà affrontarsi due squadre di grande livello, seppur ricche di incognite. La settimana di stop (autoimposto, è bene ricordarlo: il Governo aveva dato l’ok alle porte chiuse sin dall’inizio) ha infatti mischiato ulteriormente le carte, tanto che in molti si chiedono chi, tra Juventus e Inter, sia realmente favorita. Anzitutto non ci sarà fattore campo e questo, evidentemente, cambia le cose.
Da questo punto di vista sono i nerazzurri ad avvantaggiarsi, ma anche i bianconeri hanno qualche motivo per sorridere: una settimana fa erano reduci dalle fatiche, fisiche e psicologiche, di Lione, ora invece sono freschi, riposati e a ranghi completi, come dimostrano i recuperi di Khedira e Douglas Costa. Sarri dunque ha potuto ricaricare le pile sue e dei suoi giocatori, proprio come Conte, la cui ultima gara di campionato risale addirittura al 16 febbraio scorso, giorno della sconfitta contro la Lazio. Da allora solo due partite di Europa League contro il modesto Ludogorets, con un evidente guadagno dal punto di vista del riposo ma anche una possibile perdita di ritmo atletico, per non parlare poi della tenuta nervosa.
C’è poi la componente della classifica, che nel frattempo ha visto la Lazio avanzare al comando in solitaria con due punti di vantaggio sulla Juve e addirittura otto sull’Inter: conteggio parziale, d’accordo, ma intanto, alle 20.45 di domani, sarà quello a far fede. Oggi cercheremo di capire qualcosa in più sulle formazioni, anche se né Sarri né Conte faranno conferenza stampa, sempre nel rispetto delle nuove norme igienico-sanitarie. Di certo si sa che il primo ha recuperato tutti gli effettivi (compreso Chiellini, che ieri ha svolto tutto l’allenamento con il gruppo) e che il secondo potrà contare su Handanovic, ma non su Moses e Sensi.
Curiosità finale: quello di domani sera, oltre che un match importantissimo in chiave scudetto, sarà anche il confronto tra Andrea Agnelli e Steven Zhang, le cui visioni sono molto più in sintonia di quanto non si possa pensare superficialmente. Il meeting di Londra a cui hanno partecipato entrambi nella giornata di giovedì, infatti, è servito a rinsaldare un rapporto un po’ incrinato dagli ultimi avvenimenti, ma molto solido in chiave futura. Il presidente della Juventus, per evidenti motivi, è molto più esposto sulle riforme del calcio, come dimostra l’esempio poco felice (quantomeno visto il messaggio che è passato) sull’Atalanta in Champions, ma anche quello dell’Inter guarda col sorriso a una Superlega nel quale giocherebbe un ruolo di vertice.
A questo però si penserà solo più avanti, perché ora è il momento di concentrarci sul derby d’Italia: un evento che, al pari delle altre partite di questo weekend, non sarà però trasmesso in chiaro. La richiesta del Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, infatti, al fine di “consentire la libera fruizione televisiva di imminenti competizioni calcistiche di cui si prevede la disputa a porte chiuse, per dare un bellissimo segnale verso tutti gli italiani, ma anche per limitare i disagi associati alle misure di contenimento in essere”, è stata respinta dalla stessa Lega Calcio perché “gli obblighi contrattuali già assunti non lo consentono”. L’ennesima dimostrazione di un calcio in subbuglio, proprio come il resto del Paese.