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Coronavirus: non è recessione, è tsunami

LE LANCETTE DELL’ECONOMIA: AGGIORNAMENTO DEL 19 MARZO – L’incredibile crollo in Cina degli indici PMI, della produzione industriale e della domanda interna a febbraio e della fiducia tedesca in marzo è un de te fabula narratur per il resto del mondo. La recessione in atto è uno tsunami, molto peggiore di quella del 2008-9. Le politiche monetarie sono poco efficaci, anche a causa del crollo delle borse e dell’allargamento degli spread. Si aggravano le tendenze deflazionistiche.

Coronavirus: non è recessione, è tsunami

L’economia mondiale va verso una profonda e inevitabile recessione, intesa nel suo significato letterale di crescita sotto zero. La Cina – prima economia mondiale (in parità di potere d’acquisto), e primum movens della crescita (come del virus) – non è più il solo Paese chiave, ora che il contagio si è esteso all’Europa e agli USA. L’armamentario dei monitor della congiuntura si è arricchito con le foto dei satelliti NASA che guardano agli inquinanti (biossido di azoto) nei cieli della Cina. L’inquinamento si è molto ridotto con la chiusura delle fabbriche, ma è magra consolazione. Nel resto del mondo la paura del virus – irrazionale quanto si vuole, vedi incetta di carta igienica… – sta bloccando mobilità, scuole ed eventi. Il settore dei servizi è il più colpito, e alle conseguenze sull’industria si aggiungono effetti diretti sulla produzione da grosse smagliature nelle catene di offerta. L’Italia, purtroppo, è in prima linea, e il segno meno nel Pil di quest’anno è certo e fra i peggiori del mondo. Nel 2009 il Pil crollò, sia in Italia (-5,5%) che in Germania (-5,6%), e questa volta potrebbe andare ancora peggio.

Un libro profetico di Roger Bootle, “The Death of Inflation” del 1996 ha ricevuto ampie conferme nei lustri seguenti. E oggi il coronavirus, per varie ragioni, pianta altri chiodi nella bara dell’inflazione, aiutato dalla guerra petrolifera. Il prezzo del petrolio (oggi a 23 $/b) sta mandando fuori mercato lo shale oil americano.

I tassi a lunga fiutano recessione e disinflazione, e si abbassano a livelli record: erano ben sotto l’1% per i T-Bond, avevano raggiunto -0,70% per i Bund. Ma ora sono risaliti di qualche decina di punti base, di seguito agli interventi di sostegno all’economia annunciati in America e in Europa. I rendimenti dei BTp invece erano saliti di netto (un punto e mezzo rispetto ai recenti minimi), principalmente a causa della fragilità rinnovata delle finanze pubbliche italiane, ma ora sono di nuovo scesi, in controtendenza, confidando negli acquisti della Bce. I tassi reali a lunga sono nettamente negativi sia in Usa che in Germania (-1,2 e -2,1%).

Il dollaro, dominato volta a volta dalla corsa verso i beni rifugio o dal differenziale dei tassi, conosce forti oscillazioni, e adesso si sta rafforzando, di seguito alle politiche di supporto annunciate. Le Borse crollano – due passi indietro e uno avanti – di seguito all’impatto della recessione/tsunami sui profitti aziendali e sale il costo del capitale di rischio. Lo yen è bene rifugio, e lo yuan è stabile su quota 7 contro dollaro.

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