Scuole chiuse fino al 15 marzo, ordina per ora il decreto del Governo. Ma si sta profilando uno scenario ancora peggiore: quello di una chiusura di tutti gli istituti scolastici di ordine e grado, e delle università, su tutto il territorio nazionale per l’intero mese di marzo, con riapertura lunedì 6 aprile (peraltro nella settimana che porta alla Pasqua), o addirittura per gli interi mesi di marzo ed aprile, inglobando dunque i vari ponti pasquali, 25 aprile e 1° maggio, con rientro direttamente il 4 maggio per il rush finale. Come è ovvio, però, questa terza opzione sul tavolo del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina metterebbe a rischio la validità dell’anno scolastico per gli oltre 8,5 milioni di studenti di tutta Italia, costretti ad interrompere le lezioni praticamente per due mesi e mezzo.
Le opzioni sono dunque tre: tornare in classe tra 10 giorni (improbabile), farlo tra un mese esatto (l’opzione al momento più probabile, anche perché lo stesso decreto firmato da Conte e Speranza, due giorni fa, offre la possibilità di arrivare alla chiusura fino a venerdì 3 aprile senza bisogno di nuove carte), farlo tra due mesi. Il nodo più preoccupante è quello degli esami di Maturità, che tra l’altro prevedono per l’ammissione i test Invalsi, teoricamente partiti lunedì scorso e da completare sulla carta entro il 31 marzo: c’è la possibilità che, per ragioni di forza maggiore, siano annullati. La Maturità sarà snellita e per questo si ragiona pure sulla possibile eliminazione della figura del commissario esterno. Se davvero le scuole dovessero restare chiuse fino al 4 maggio, agli studenti di quinta resterebbero sei settimane per preparare l’esame (che si apre il 17 giugno con la prova di Italiano): una soluzione sarà trovata entro questo mese.
Per rendere tutto più agile e ridurre al minimo gli impegni per così dire extra scolastici (anche se importanti), gli istituti che fin qui non hanno svolto le ore di Alternanza scuola lavoro non dovranno più farla, così come è stato allungato il periodo di divieto delle gite scolastiche: dal 15 marzo al 3 aprile. Probabilmente, visti i chiari di luna, non se ne parlerà proprio di farle. Per offrire una soluzione a tutto questo la ministra Azzolina insiste sulle lezioni a distanza: alcuni istituti (pochi) si sono già organizzati, approfittando del fatto che il decreto poteri diretti al dirigente scolastico. Il tema è caldissimo, e la maggior parte degli esperti ritiene che questa soluzione vada praticata non solo per salvaguardare la continuità dell’apprendimento, ma anche – come ha detto a FIRSTonline il direttore del MIP Politecnico di Milano Federico Frattini – “la tecnologia per fare smart learning c’è ed è accessibile a tutti”.
Sarà colta questa opportunità, o prevarrà la resistenza degli addetti ai lavori di fronte ad una innovazione forzata e improvvisa? Al momento il ministero e il governo cercano criteri uniformi in tutto il Paese, tenendo conto anche di un ultimo ma non meno importante aspetto: si potrà bocciare quando probabilmente tutte le scuole italiane non potranno garantire la frequenza minima di 200 giorni? Il rischio ricorso è alto.