Napoli, città simbolo di molte traversie ambientali, ospiterà il 5 e 6 marzo il primo Green Symposium nazionale. Non sarà un appuntamento rituale: è il primo di questo genere e se suscita interesse è perché l’Italia può diventare testa di serie nella transizione green europea.
Al Green Symposium saranno esposti progetti, tecnologie e idee per far crescere l’economia circolare. Stando ai promotori (Ricicla TV, Ecomondo, Istituto per la protezione ambientale, Albo gestori ambientali e Commissariato di Governo alle bonifiche) dovremmo assistere a qualcosa di concreto, a proposte innovative e realizzabili.
D’altra parte, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha dato il suo patrocinio prima ancora che il suo nome circolasse come candidato governatore grillino per le elezioni della Campania a giugno. Costa qui avrà l’occasione per presentare risultati e obiettivi, sebbene sia vicino a un movimento politico contrario a inceneritori, gasdotti e impianti di riciclo.
Napoli è la capitale virtuale di un Sud che fatica ad allinearsi agli standard europei nella gestione dei rifiuti e nelle principali attività ambientali. Si può intraprendere da qui un cammino diverso a partire dalle tecnologie, su cui una parte della politica, purtroppo, ha idee antitetiche alla realtà.
In un contesto in chiaroscuro si annuncia d’interesse la partecipazione di Assoambiente e del suo presidente, Chicco Testa. L’organizzazione delle aziende ambientali ha detto più volte che servono nuovi impianti per i rifiuti e che bisogna puntare sulle tecnologie meno impattanti con i territori e la salute.
Purtroppo, al Sud la stragrande maggioranza dei rifiuti è fuori da sistemi virtuosi, fatta eccezione per il mega inceneritore di Acerra targato A2A. Impianto apprezzato e contestato, ma che ha ridotto le emergenze nella Terra dei fuochi, simbolo di un’Italia a doppia faccia green, dove il 24 maggio verrà Papà Francesco.
Il Symposium, infine, potrà indicare qualcosa di concreto per la spesa pubblica. Se Conte e il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, hanno annunciato 123 miliardi di investimenti per il meridione, con cantieri aperti già a settembre, forse è il caso di anticipare parte di quei soldi per le infrastrutture ambientali. Tutta la spesa ne trarrebbe vantaggio, perché come dimostrano le periodiche ricerche dello Svimez, ciò che ha più condannato il Sud all’arretratezza è stata la mancanza di opere pubbliche in generale e di quelle ambientali in particolare. Le premesse ci sono. Sono, invece, da verificare le azioni pratiche a corto raggio, a maggior ragione quando sono nelle mani di forze politiche ambientaliste.