Oggi L’Unità, lo storico quotidiano del Partito Comunista Italiano fondato da Antonio Gramsci, avrebbe compiuto 96 anni di vita. Fondato il 12 febbraio 1924, si sarebbe dunque avvicinato al secolo di vita, se non fosse che dopo aver provato a riemergere dal fallimento per ben due volte (prima chiusura nel 2000, seconda nel 2014), il giornale che ha fatto in tempo a diventare l’house organ del neonato Partito Democratico ha definitivamente chiuso i battenti quasi tre anni fa, nel giugno del 2017. Sulle sue colonne è passata la storia della sinistra italiana nel Novecento: nato come giornale dichiaratamente comunista, successivamente ha abbracciato gradualmente posizioni più moderate e riformiste in seguito alle evoluzioni del partito di riferimento.
L’Unità è stato dunque dal 1924 al 1991 organo ufficiale del Partito Comunista Italiano, poi del Partito Democratico della Sinistra (1991-1998), dei Democratici di Sinistra (1998-2000 e 2001-2007) e, infine, del Partito Democratico (2015-2017). L’ultima sede è stata quella di via Barberini, a Roma, anche se i primi numeri de l’Unità – Quotidiano degli operai e dei contadini (questo il nome della testata, in origine) sono stati stampati a Milano, su una proposta di Antonio Gramsci fatta il 12 settembre 1923 al Comitato Esecutivo del Partito Comunista d’Italia. La prima sede de l’Unità era in Via Santa Maria alla Porta, nei pressi di Corso Magenta, a Milano
Il giornale ha all’inizio una tiratura media modesta, intorno alle 20.000 copie, ma giunge ben presto alle 34.000 copie nelle settimane successive al delitto Matteotti, nel giugno del 1924. Fortemente impegnato nella lotta antifascista proprio nei primissimi anni del regime, la pubblicazione de L’Unità viene sospesa nel 1926 dal prefetto di Milano Vincenzo Pericoli, congiuntamente all’organo del Partito Socialista Italiano, l’Avanti!. Il 27 agosto 1927 esce il primo numero dell’edizione clandestina del giornale dopo solo sette mesi dalla chiusura, la sede è a Lilla (Francia) in 40, Rue d’Austerlitz grazie al nuovo direttore, l’avvocato Riccardo Ravagnan. In seguito verrà pubblicato anche in Italia a Torino, Milano, Roma.
Il 1º luglio 1942 L’Unità ritorna in Italia, seppure in clandestinità. La diffusione clandestina del giornale prosegue per tutta la seconda guerra mondiale e con l’arrivo degli alleati dal 6 giugno 1944 riprende a Roma la pubblicazione ufficiale del giornale, sotto la nuova direzione di Celeste Negarville. Negli anni ’70, durante gli anni di piombo, L’Unità vive la sua stagione migliore, raggiungendo le 240.000 copie giornaliere e annoverando editoriali e contributi di intellettuali del calibro di Pier Paolo Pasolini. Nei giorni del rapimento di Aldo Moro, anno 1978, L’Unità condanna duramente le Brigate Rosse, definite “nemici della democrazia”, e proclama lo sciopero generale.
La prima pagina del giornale dell’11 novembre 1989, il giorno seguente alla caduta del Muro di Berlino, si apre con il titolo: Il giorno più bello d’Europa. Il direttore del giornale allora è Massimo D’Alema, che nel luglio 1990 lascia l’incarico a Renzo Foa, primo direttore giornalista del foglio, e non quindi dirigente di partito. Nel 1991 L’Unità cambia sottotitolo, da “organo del Partito Comunista Italiano” a “Giornale fondato da Antonio Gramsci”. La tiratura negli anni ’80 scende a circa 156.000 copie al giorno. Dal 1992 al 1996 il giornale passa nelle mani di Walter Veltroni, che rilancia il quotidiano come luogo del dibattito nel centrosinistra. Poi l’inesorabile declino, fino alla chiusura di tre anni fa.