Con i robot arriva anche la paura. Se da un lato infatti l’industria della robotica sta facendo registrare incrementi rilevanti, in parallelo crescono i timori tra i lavoratori sulle ricadute sia per il mantenimento del posto di lavoro sia sulle conseguenze pratiche in fabbrica delle nuove tecnologie. Un timore diffuso, espresso dall’85% dei lavoratori sull’impatto della rivoluzione tecnologica, percentuale che raggiunge l’89% tra gli operai.
In particolare, la paura più consistente riguarda il rischio di perdere il posto di lavoro: un timore condiviso da 7 milioni di lavoratori italiani, Sono dati che emergono dal recentissimo rapporto Censis-Eudamon presentato al Senato. Non è una novità che le nuove tecnologie riducano nel breve periodo i posti di lavoro, ma di solito nel medio e lungo periodo li moltiplicano.
Ma se la paura principale è quella di vedersi estromettere dall’azienda per “colpa” della robotizzazione del lavoro, non mancano altre paure che investono le condizioni future di lavoro.
Per il 50% degli intervistati si imporranno ritmi di lavoro più intensi, per il 43% si dilateranno gli orari, la sicurezza certo non migliorerà secondo il 28%, mentre il 33% è convinto che si lavorerà peggio.
Altri ancora pensano che in futuro si guadagnerà di meno (58%, che diventa 63% tra gli operai) e che si avranno meno garanzie e tutele (50%), facendo aumentare i conflitti in azienda.
Insomma la paura è il sentimento prevalente nel mondo del lavoro di oggi. Molte paure sono fondate e molte altre no ma tocca alla politica, se ne è capace, farsene carico e trasformare le paure in migliori condizioni di vita e di lavoro.