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Nuova deflazione in arrivo dal virus

L’NCV gelerà i prezzi già freddi. Dal lato dei costi, con la caduta delle quotazioni delle materie prime. E dal lato della domanda, con il brusco stop a quella interna cinese e la frenata da paura in molti altri paesi e in settori importanti (turismo in primis). D’altra parte, la forte concorrenza da globalizzazione e diffusione delle nuove tecnologie ha ridotto il potere di fare i prezzi da parte delle imprese e ciò risolve il puzzle del mancato trasferimento dell’aumento dei salari sui listini

Nuova deflazione in arrivo dal virus

Il nuovo coronavirus uccide un’inflazione già morta. Soprattutto nell’Eurozona.

Nel complesso l’infezione virale ha effetti deflazionistici sulla dinamica dei prezzi al consumo. Dal lato dei costi e da quello della domanda. Mentre sul fronte dell’offerta si delinea scarsità di alcuni beni per le interruzioni nelle catene del valore che hanno bloccato alcuni importanti impianti di fabbricazione (di automobili, aerei, beni elettronici) per mancanza di componenti.

Dal lato dei costi, infatti, l’arresto forzato di molte attività produttive in Cina ha fatto cadere le quotazioni di quelle materie prime, dal petrolio al rame, di cui è largamente importatrice Pechino.

Dal lato della domanda, quella interna cinese si è rarefatta quanto la presenza umana nei mall e sulle strade delle più grandi città, diventati deserti nella settimana di festeggiamenti del nuovo anno lunare, ossia nel periodo di maggior spesa (un po’ come da noi il Natale). E con la logistica in tilt per la quarantena decisa dalle autorità o autoimposta dalla paura di contagio, anche le vendite on-line sono state disertate.

Dal lato dell’offerta, è vero che alcuni impianti sono stati chiusi, tuttavia in questa fase c’è ampia capacità inutilizzata per cui le temporanee sospensioni di attività non costituiscono vere strozzature che generano rialzi dei prezzi come forma di razionamento della domanda.

Dunque, il virus ha dato un’ulteriore spinta deflazionistica. Per la disperazione dei banchieri centrali.

D’altra parte questi devono confrontarsi con quello che Mario Draghi, prima di lasciare la BCE, ha chiamato il puzzle del mancato trasferimento dell’aumento dei costi sui prezzi alla produzione.

Un puzzle che, però, una semplice soluzione: la concorrenza. Non solo quella che viene dalla globalizzazione e che sempre più interessa il terziario (con l’intelligenza artificiale che permette di dialogare in lingue diverse dalla propria, molti più servizi vengono delocalizzati), ma soprattutto quella che viene dalle nuove tecnologie, che aumentano la trasparenza e il confronto dei prezzi e si allargano dalle vendite on-line a quelle tradizionali.

Come dicono i Ceo statunitensi: «Siamo in una guerra dei prezzi». Una guerra destinata a durare a lungo e che è il modo in cui la diffusione dell’innovazione tecnologica diffonde i suoi vantaggi in termini di aumento del benessere.

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