Finale di anno con i botti anche per la maggioranza di governo, che chiude il 2019 con l’ennesimo scontro: stavolta al centro della polemica, lanciata dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, c’è il reddito di cittadinanza, che secondo l’ex premier non funziona (lo confermano anche i dati: solo il 3,6% ha trovato lavoro grazie al sistema congegnato dai 5 Stelle per “abolire la povertà”). “Il reddito di cittadinanza va cancellato – ha detto Renzi intervista da La Stampa-: al Sud servono investimenti, cantieri, non assistenzialismo. Che il meccanismo non funzioni lo dice la Guardia di Finanza ma ormai lo stanno capendo tutti. I 5 Stelle non devono irrigidirsi, ma prendersi il tempo di metabolizzare”.
Lo scontro si annuncia frontale, anche perché Palazzo Chigi ha seccamente smentito le indiscrezioni sulla possibile modifica di alcuni provvedimenti totem (i decreti sicurezza ma anche Quota 100 e il RdC): “Dopo l’approvazione della manovra, non è all’ordine del giorno dell’agenda di governo alcuna revisione nè di quota cento nè del reddito di cittadinanza”, hanno precisato fonti governative già dopo il primo attacco sferrato dalla renziana Teresa Bellanova, responsabile delle Politiche Agricole. Luigi Di Maio è tranchant: «Il reddito di cittadinanza e quota 100 non si toccano». Ma la sfida su Quota 100 e Reddito viene rilanciata anche dallo stesso Partito Democratico, seppur con toni più cauti: “Vanno rivisti”, si limitano a dire i dem con diverse sfumature. Il Pd, con il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, ricorda: «Quota 100 scade comunque nel 2021, il Reddito sta andando peggio delle peggiori previsioni. Possono non essere in agenda revisioni immediate, ma è tempo di iniziare a valutare».
Sarà dunque un gennaio di fuoco, con una verifica di governo di gennaio ufficialmente convocato sulla giustizia ma che sarà una vera e propria sfida alla tenuta della maggioranza e soprattutto ai grillini. “C’è il 50% di possibilità di arrivare fino in fondo alla legislatura”, ha aggiunto Renzi. “Il paese ha bisogno di stabilità, ma stabilità non vuol dire tirare a campare. I populisti volevano far sparire la povertà, hanno fatto sparire la crescita. E invece è urgente un decreto crescita perché l’Italia è ferma”. La cartina di tornasole per capire se si fa sul serio sarà il Piano Shock per le infrastrutture: “Non porteremo slide, ma un vero e proprio disegno di legge”, ha detto l’ex premier.