Ancora un mese di tempo per portare avanti la trattativa tra i commissari dell’ex Ilva e ArcelorMittal. E’ quanto hanno concordato le due parti, con un accordo trovato in extremis nel giorno del secondo e decisivo appuntamento davanti al giudice per discutere del ricorso cautelare urgente presentato dall’acciaieria di Taranto a novembre per ribattere all’atto di citazione presentato da ArcelorMittal nei confronti dei commissari e per contrastare la decisione della stessa ArcelorMittal di recedere dal contratto firmato a settembre 2018.
Mentre l’udienza è stata rinviata al 7 gennaio, l’Ilva in amministrazione straordinaria e il colosso siderurgico franco-indiano hanno intanto tirato fuori un memorandum of understanding che consente di guadagnare tempo fino alla fine di gennaio, attraverso un pre-accordo su 3 punti. I 3 punti riguardano: l’acciaio “verde”, ovvero il parziale abbandono dell’attuale ciclo integrale basato sulla trasformazione dei minerali e utilizzo sia del preridotto di ferro negli altiforni, sia di due forni elettrici; gli investimenti da effettuare, con lo Stato pronto ad arrivare, anche attraverso le controllate, a un miliardo; la forza lavoro, con il solito nodo degli esuberi.
E’ proprio il nodo degli esuberi quello che ancora non viene affrontato di petto, perché da una parte ci sono i 4.700 esuberi entro il 2023, di cui 2.900 nel 2020, e poi cassa integrazione straordinaria per 3.500 a Taranto a causa dello stop all’Afo2; e dall’altra i numeri del governo, che non è disposto ad andare oltre i 1.800 dell’Ilva in amministrazione straordinaria, considerando che il piano nel 2023 punta a una produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio. Su questo aspetto si giocherà tutta la partita nelle prime settimane del nuovo anno.