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Mediaset-Vivendi: al fotofinish l’accordo slitta

Nessun accordo tra Mediaset e Vivendi, il giudice si riserva di decidere sulla richiesta di sospensione dei francesi – In Borsa riscossa delle utilities guidata da Snam, Terna ed Hera – Balzo di Recordati e Nexi, ma la Milano chiude sotto la parità

Mediaset-Vivendi: al fotofinish l’accordo slitta

Sfuma leggermente nel rosso, come le foglie d’autunno, il finale del bel mese borsistico di novembre. I listini europei chiudono in calo e anche Wall Street è in territorio negativo, mentre si avvicina lo stop anticipato (alle 19, ora italiana) nel giorno del Black Friday che dà il via agli acquisti di Natale. Si guarda con rinnovata preoccupazione alla trattava commerciale fra Usa e Cina, dopo la legge in appoggio ai protestanti di Hong Kong firmata da Donald Trump e si soffre con il petrolio, che affonda a più non posso. Il Brent perde il 3,51% e scambia a 61,05 dollari al barile.

Piazza Affari peggiora nell’ultima fase proprio con i titoli Oil e perde lo 0,36%, ma non molla quota 23mila punti (23.259), raggiunta a metà mese e mai più lasciata. Il focus della seduta è stato su Mediaset, -1,33%, nel giorno del tentativo di conciliazione con Vivendi al Tribunale di Milano sui tanti fronti aperti, in particolare Mfe, la holding di diritto olandese in cui Mediaset mira a far confluire le proprie attività italiane e spagnole, oltre alla partecipazione del 9,6% nella tedesca Prosiebensat. La fumata però è stata nera e ora il giudice Elena Riva Crugnola si è riservato di decidere sulla richiesta di Vivendi di sospendere la delibera dell’assemblea del Biscione dello scorso 4 settembre 

Sul Ftse Mib si apprezza Recordati, +2,01% e Nexi, +1,31%, conquista un altro record. Tengono l’argine le utility come Terna +1,11%. Bene Amplifon +1,07%. Sono deboli le banche, con l’eccezione di Unicredit +0,22%.  

La performance peggiore è di Buzzi, -3,1%, penalizzata dalla retrocessione di Morgan Stanley, da “equalweight” a “underweight” con un prezzo obiettivo sceso da 21 a 20 euro per azione. Il tonfo del petrolio pesa su Saipem, -2,76%. Perdono Pirelli -2,17%; Finecobank -2,13% e ancora vanno ancora Juventus -1,5% e Atlantia -1,85%.

Chiude in recupero l’obbligazionario con lo spread fra decennale italiano e tedesco in calo a 158 punti base (-1,22%) e il rendimento del Btp in lieve regresso a +1,23%.

Nel resto d’Europa: Francoforte -0,08%; Parigi -0,13%. Londra perde lo 0,95, con la fiducia dei consumatori al minimo dal 2013 e Scotland Yard che ha ucciso un uomo armato con coltelli che aveva attaccato, ferendole, alcune persone a London Bridge.

Euro in modesto sul dollaro a 1,102. Oro in ripresa a 1470,25 dollari l’oncia, mentre il petrolio, come detto, va giù. A preoccupare, oltre ai rapporti Usa Cina, sono anche le dimissioni del primo ministro iracheno e le previsioni per l’incontro del gruppo Opec della prossima settimana. I trader credono che le dimissioni di Adel Abdul Mahdi dovrebbero mettere fine a settimane di proteste e, di conseguenza, ai rischi di interruzione della produzione di petrolio. Per quanto riguarda il summit di Vienna, si prevede un’estensione dell’attuale output di 1,2 milioni di barili al giorno.  

Positivi i dati macro per la zona euro su inflazione e disoccupazione. In particolare, l’inflazione a novembre è salita dell’1% su base annuale, mentre la disoccupazione a ottobre è’ calata al 7,5%, il tasso più basso da luglio 2008 (in Italia calo al 9,7% rispetto a 9,9% a settembre e a 10,7% un anno prima). In Italia, l’Istat ha diffuso anche il dato sul pil, confermato in rialzo dello 0,1% nel terzo trimestre e dello 0,3% su anno. 

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