La Bce da sola non può fare miracoli, serve un intervento tangibile dei singoli Governi attraverso investimenti pubblici che rilancino l’economia dei singoli Stati. Questo il sunto dell’ultimo report di Ref, centro di ricerche economiche e finanziarie milanese. Da due anni l’Eurozona cresce lentamente e le prospettive sul futuro sono sempre più incerte, mentre la politica economica portata avanti negli ultimi anni ha avuto un solo protagonista: Mario Draghi, da un mese ex Governatore della Banca Centrale Europea.
“I governi hanno fatto poco, in parte perché non dispongono di spazi fiscali per sostenere la domanda, e in parte perché i (pochi) paesi che potrebbero adottare misure espansive non sembrano intenzionati a farlo. Eppure dalla stessa Bce il messaggio è giunto chiaro: la politica monetaria ha dato il massimo e senza l’aiuto dei Governi potrebbe non farcela a rialzare la domanda e riportare le aspettative d’inflazione vicino agli obiettivi”, spiega la ricerca di Ref.
Praticamente in ogni conferenza stampa tenuta tra il 2011 e il 2019, Mario Draghi ha ripetuto sempre la stessa cosa: “I Governi devono fare la loro parte”. Un’mantra rimasto fino ad oggi inascoltato e diventato oggetto di un dibattito che coinvolgere non solo le misure da attuare ma anche la “possibile revisione delle regole in modo da allargare gli spazi per misure espansive anche nei paesi che attualmente non dispongono di margini per misure discrezionali”.
Tra le ipotesi in campo, c’è anche la golden rule, regola di bilancio secondo la quale gli investimenti pubblici possono essere scorporati dal computo del deficit ai fini del rispetto del patto di stabilità fra gli stati membri dell’Unione europea. L’applicazione della golden rule consentire di spingere sugli investimenti pubblici “che negli anni scorsi ha risentito maggiormente delle difficoltà dei bilanci pubblici e della preferenza dei Governi per la spesa corrente”, continua la ricerca.
“Anche in Italia dovremmo allora essere in grado di riattivare la macchina degli investimenti pubblici – commenta Ref – L’obiettivo di breve periodo di sostenere la domanda aggregata e l’opportunità di finanziare gli investimenti a tassi d’interesse bassissimi non devono però fare perdere di vista l’esigenza primaria che è quella di fornire al paese una dotazione infrastrutturale adeguata. La produttività dello stock di capitale pubblico è legata alla complementarietà rispetto allo stock di capitale privato. Fondamentale la capacità di selezionare i progetti di investimento, di portarli a termine in tempi ragionevoli e senza lievitazioni improprie dei costi”.