Un accordo con la Cina entro l’anno è ancora possibile, segnala un alto funzionario di Washington. E le Borse asiatiche, stamane, reagiscono con un prudente rialzo.
Stamattina, il Nikkei di Tokyo guadagna lo 0,6%, l’Hang Seng di Hong Kong l’1,5%, lo Shanghai Composite lo 0,3% ed il Kospi di Seul l’1%.
Sale la propensione al rischio e scende lo yen, a 108,8 sul dollaro.
Oro poco mosso a 1.461 dollari l’oncia, -0,4% la scorsa
settimana.
Petrolio Brent a 63,5 dollari il barile, dal -1% di venerdì.
Uno scenario all’apparenza tranquillo, ma il weekend ha portato non poche novità sia nello scenario politico-economico che sul fronte del business. In Asia, ma non solo.
Le elezioni di Hong Kong hanno decretato il trionfo di pro-democrazia, il movimento emerso dalla protesta contro Pechino che si è aggiudicato una larga maggioranza in una sfida che ha visto un’ampia partecipazione popolare (il 72% degli aventi diritto al voto).
Quali le conseguenze? Nel breve termine, la notizia contribuisce al rialzo delle Borse, perché dovrebbe riportare l’ordine nelle strade e favorire il debutto positivo degli scambi su Alibaba, previsto per domani.
Ma le distanze tra Usa e Cina restano. Un eventuale accordo sulla “fase uno” dei colloqui su dazi non sarà seguito, avverte stamane Reuters, dall’avvio della “fase due”, ovvero da una trattativa sulla proprietà intellettuale, anche se Pechino, come recita un documento pubblicato sabato, non esclude un inasprimento della normativa sulla difesa della proprietà intellettuale.
BLOOMBERG LANCIA LA SFIDA A TRUMP
Non meno rilevanti le notizie politiche e finanziarie maturate nel weekend.
La novità più rilevante riguarda la discesa in campo di Michael Bloomberg,77 anni, nella corsa per la Casa Bianca. L’ex sindaco di New York ha annunciato che cercherà di conquistare la nomination democratica, superando la folla dei candidati finora in campo, per poi contendere la Casa Bianca a Donald Trump. “Mi candido alla presidenza per sconfiggere Donald Trump e ricostruire l’America – ha dichiarato in un video – Non possiamo permetterci altri quattro anni di azioni spericolate e non etiche da parte del presidente Trump”. A convincere il proprietario di una delle reti di news e di dati finanziari più importanti del pianeta (che metterà in vendita in caso di vittoria) è stata la fragilità dei competitors, troppo a sinistra (vedi Elisabeth Warren) o di appeal troppo modesto per contrastare il presidente.
ARNAULT ACQUISTA TIFFANY (16,7 MILIARDI DI DOLLARI)
Sul fronte del business sono in arrivo due operazioni storiche. Il colosso elvetico del pharma, Novartis (capitalizzazione attorno ai 200 miliardi di dollari) ha annunciato un’offerta d’acquisto sull’americana The Medicines per 9,7 miliardi di dollari per sostenere la sua leadership nelle cure anticolesterolo.
Quest’operazione rischia di però di passare in secondo piano di fronte all’ultimo acquisto di Bernard Arnault. Oggi Lvmh annuncerà l’ultimo colpo (per ora) del gigante del lusso: l’acquisto per 16,7 miliardi di dollari di Tiffany’s, l’icona del lusso Usa.
La settimana delle banche centrali si apre stasera con un intervento del presidente della Fed Jerome Powell, il primo dopo l’incontro con il presidente Donald Trump.
Mercoledì verrà pubblicato il Beige Book, il documento basato sull’andamento dell’economia reale a stelle e strisce.
Sul fronte societario da seguire i conti di Best Buy. Ma l’attenzione sarà concentrata sull’avvio della campagna natalizia: si comincia giovedì con il Giorno del Ringraziamento, seguito dal Black Friday.
OGGI L’INDICE IFO, IN MANOVRA I PIANI DI RISPARMIO
Nell’Eurozona l’appuntamento più importante è l’uscita dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese e dei consumatori della Germania, cui seguiranno in settimana altre statistiche d’oltre Reno relative al mercato del lavoro ed all’inflazione.
In chiave domestica, l’orizzonte già complicato dai dossier Ilva ed Alitalia si arricchisce di un nuovo drammatico capitolo: il crollo di un ponte sulla Torino-Savona (gestione Sias), per fortuna senza vittime, suona a drammatica conferma delle condizioni delle infrastrutture. La notizia fa da cornice alla diffusione del dato sulla fiducia delle imprese e dei consumatori del Bel Paese, nonché di altri numeri rilevanti in arrivo in settimana: l’andamento del Pil nel terzo trimestre, la bilancia commerciale, l’inflazione e l’andamento dell’occupazione.
Oggi sarà messo al voto in commissione Finanze alla Camera un emendamento al decreto fiscale collegato alla manovra che prevede il rilancio dei Piani di risparmio (Pir). La riforma, condivisa tra maggioranza e opposizione, prevede l’abolizione del limite, già in vigore per le persone fisiche, di detenere un solo Pir; l’unico vincolo sarà quello di investimenti in Pir per un massimo del 10% dei patrimoni. Per Casse private e fondi pensione, in quanto soggetti diversi dalle persone fisiche, verrà meno dal primo gennaio 2020 il limite di un solo investimento.
STRETTA FINALE PER MEDIASET/VIVENDI
S’avvicina l’epilogo delle trattative tra Mediaset e Vivendi. Il gruppo francese, secondo le ultime notizie, ha accettato di trattare la vendita delle azioni Mediaset a 2,77 euro più eventuali conguagli per arrivare a un beneficio economico equivalente ad almeno 3,1 euro per azione. La svolta, a sorpresa, è arrivata con una telefonata in extremis tra i legali, che hanno concordato di darsi una settimana in più, fino a venerdì 29 novembre, per chiudere un accordo “tombale”: 2,77 euro per azione (628 milioni) con formule “compensative” per diverse operazioni: dal mancato acquisto di Premium, al “pirataggio” di contenuti da parte di Dailymotion per un risarcimento complessivo stimato in 240 milioni. Vivendi resterebbe quindi col 10% in Mediaset, pronta con il trasloco ad Amsterdam a dar vita al progetto di gettare le basi per un polo tv paneuropeo. La prossima settimana non sarà comunque una passeggiata per i legali. Certamente Mediaset pretenderà dai francesi un impegno formale a non risalire di quota. Chi comprerà le azioni Mediaset? È l’uovo di Colombo: dovrebbe essere la stessa Media for Europe.
Riflettori su Generali che sembra pronta a lanciare un’offerta sull’americana MetLife. La proposta dovrebbe valere circa 3 miliardi di euro per le attività concentrate in Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania. L’obiettivo sarebbe quello di trovare una quadra entro la fine dell’anno. Di certo nei piani del ceo Philippe Donnet, ribaditi in più occasioni, c’è la volontà di crescere nell’Europa centrale e dell’Est, aree ritenute chiave in prospettiva per lo sviluppo del Leone di Trieste.