Un colpo duro, ma non un KO, per i listini europei, in parità dopo la conferma delle difficoltà delle trattazioni sui dazi. Vale a maggior ragione per Fiat Chrysler, citata in giudizio da Gm con l’accusa di aver corrotto, ai tempi di Sergio Marchionne, i funzionari sindacali della United Auto Workers. Il titolo limita il ribasso a poco meno del 2%, intanto il ceo Mike Manley assicura che “l’azione di disturbo non fermerà la fusione con Psa.
I rischi (una sanzione che potrebbe raggiungere i 3 miliardi di dollari) sono limitati, ma non gli effetti collaterali, ovvero: 1) il probabile rallentamento delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro in Usa; 2) l’ombra proiettata sui negoziati con Peugeot e i potenziali accantonamenti cui potrebbe essere tenuta la casa italoamericana, a danno del dividendo straordinario per i soci. La risposta di John Elkann arriverà oggi in occasione dell’Investor Day di Exor -1,44%. Cnh -0,5%. Poco mossa Ferrari.
Il resto del mercato avanza all’insegna dell’incertezza provocata dal confronto sui commerci, inasprito dalla resistenza di Hong Kong alla repressione governativa. Anche le Borse europee, come l’Asia e Wall Street, si tingono di rosso. Piazza Affari tenta di resistere e sana +0,06%, in linea con Parigi. Lvmh ha aumentato la sua offerta per Tiffany: 130 dollari per azione, con un ritocco di 10 dollari per una valutazione di circa 16 miliardi di dollari. Ma al board dell’azienda della Quinta Strada non basta.
Francoforte -0,02%. Madrid -0,1%. Peggio Londra -0,65% sotto la pressione del crollo di Royal Mail -15%, dopo la trimestrale: la società ha avvertito che le attività domestiche potrebbero chiudere in perdita, o al massimo in pareggio, nel prossimo esercizio fiscale. Poste Italiane cede lo 0,8%.
L’economia mondiale sta crescendo al ritmo più lento dalla crisi finanziaria, con i governi che hanno lasciato alle banche centrali il compito di spingere gli investimenti, dice l’Ocse in un aggiornamento delle sue previsioni. Stamattina l’OCSE ha rivisto leggermente al rialzo le previsioni: la zona euro salirà nel 2019 a +1,2%, contro il precedente +1,1%. Gli Stati Uniti dovrebbero crescere del 2,3%, da +2,4%.
Prosegue la fase di discesa dei tassi di mercato, il Treasury Note a dieci anni si porta a 1,73% di rendimento ed il Bund tedesco a -0,35%. Il Btp tratta a 1,17% (-3 punti base).
Il petrolio Brent passa di mano a 62 dollari il barile, in calo dello 0,7%. Per effetto dell’incremento inferiore al previsto delle scorte strategiche degli Stati Uniti, ieri il greggio del Mare del Nord ha guadagnato il 2,5%.
Deboli i petroliferi: Tenaris -0,7%. Eni -0,1%. Saipem -0,4%.
Rallenta anche il lusso sotto la pressione di Hong Kong: Moncler -0,5%, Ferragamo -0,1%. Ferrari -0,1%.
Continua l’avanzata di Tim +3%. Barclays alza il titolo a Neutral da Sell, target price a 0,65 euro. L’offerta di servizi di telefonia che Sky lancerà nella prima parte dell’anno prossimo, dovrebbe essere nella fascia premium, non ci dovrebbe essere una guerra sui prezzi con le compagnie presenti sul mercato italiano.
Segna il passo Mediaset -0,4%. Restano distanti le posizioni tra la società e Vivendi, riporta Reuters nonostante che il Biscione abbia alzato l’offerta a 3 euro (da 2,77).
Tra gli industriali Prysmian -0,8%. Leonardo -0,5%. Stm -0,7%.
Bene le banche: Unicredit +1%. Ubi Banca +1,8%. Snam è stabile dopo la presentazione del piano industriale. Tengono intorno ai livelli di ieri le altre utilities, come Italgas e Terna. A2A +0,4%.
Da segnalare il nuovo balzo della As Roma +13% in attesa di nuovi soci.