Brusca battuta d’arresto per le Borse, freddate dalla crisi dei rapporti tra Washington e Pechino dopo la presa di posizione del Congresso sulla repressione in atto ad Hong Kong. Ma la reazione cinese, al di là della retorica, sembra lasciare spazio per un accordo sui dazi, anche se i tempi si allungano: difficile che si possa evitare la nuova ondata di dazi, pari a 160 miliardi di dollari di merci, in arrivo il 15 dicembre.
L’indice Hang Seng di Hong Kong perde l’1,6%, il Nikkei di Tokyo lo 0,8%, il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen lo 0,5%, il Kospi di Seul l’1,8%.
Lo yuan si indebolisce a 7,04 su dollaro.
Pesanti ieri le perdite di Wall Street: Dow Jones -0,41%, S&P -0,38%, Nasdaq -0,51%.
Il petrolio Brent passa di mano stamane a 62,2 dollari il barile, in calo dello 0,3%, per effetto del forte calo delle scorte strategiche degli Stati Uniti: ieri il greggio del Mare del Nord ha guadagnato il 2,5%.
“COSÌ MARCHIONNE SPINGENA PER LA FUSIONE A DETROIT”
L’attenzione si è concentrata su un conflitto inedito nella pur travagliata storia dell’auto. General Motors (-3,02%) ha citato in giudizio Fiat Chrysler, in ribasso del 3,72% sul listino Usa (a Milano il titolo aveva chiuso a -1,17%) per aver corrotto tre dirigenti del sindacato dell’auto, l’Uaw, tra cui il presidente Gary Jones (già dimissionario per irregolarità contabili emerse dalle indagini interne) con l’obiettivo di ottenere vantaggi nelle trattative sui contratti. L’accusa, rivolta a tre dirigenti della casa italo-americana, riguarda gli accordi sindacali del 2011 e del 2015 ma anche lo “storico” patto del 2009, quando il sindacato siglò con Sergio Marchionne l’intesa che rese possibile la ripresa di Chrysler, già data per spacciata. Gm tira in ballo lo stesso Marchionne, che avrebbe autorizzato le mazzette a favore dei sindacalisti con l’obiettivo di danneggiare Gm e così favorire il piano di integrazione tra le due case. Tra le prove dell’accusa ci sarebbe anche l’adesione del sindacato all’introduzione del Wcm, il sistema di produzione alla giapponese, nelle fabbriche di Detroit.
FCA: “VOGLIONO IMPEDIRE L’ACCORDO CON PEUGEOT”
“Un’accusa priva di fondamento” è stata la replica di Fca, che si dice “stupita dalla causa sia per i suoi contenuti che per la tempistica. Possiamo solo presumere che intenda ostacolare il progetto di fusione con Psa, così come i nostri negoziati con il sindacato United Auto Workers” per il rinnovo del contratto. All’origine delle accuse c’è un’indagine dell’Fbi che nel 2017 portò all’incriminazione di Alphonse Iacobelli, all’epoca responsabile delle relazioni sindacali per la casa Usa, per aver regalato viaggi, abiti e gioielli per 1,2 milioni di dollari a dirigenti sindacali tra il 2009 ed il 2014.
LISTINI IN ROSSO, TIENE PIAZZA AFFARI
Solo Piazza Affari ha saputo resistere ieri all’ondata di pessimismo che ha investito, in sintonia con Wall Street, i listini europei. L’indice Ftse Mib (+0,10%) chiude in terreno positivo, a quota 23.351, sostenuto tra l’altro dalle buone performance di una nutrita schiera di società “medie”.
Fanno peggio Parigi (-0,30%) e Francoforte (-0,39%). La società di pagamenti tedesca Wirecard cede il 2,9% sulla notizia secondo cui il revisore EY non ha firmato l’audit di Singapore della società per il 2017, citando irregolarità.
Il calo dei petroliferi e dei titoli minerari grava sul listino della City: Londra-1,00%. Pesa anche il crollo della catena di articoli per la casa Kingfisher (-6,5%) dopo il calo delle vendite nel terzo trimestre.
SPREAD A 156, MA SULL’ESM È SCONTRO
Sui rinnovati timori per i colloqui Usa-Cina i rendimenti del Bund hanno toccato i minimi da quasi tre settimane (-0,35%), in scia al calo dei tassi dei Treasuries, anche loro ai minimi da tre settimane, a 1,74% per poi scendere stamane ad un nuovo minimi a 1,707%.
I Btp si attestano in area 1,20%, dopo ave chiuso a 1,24% la seduta precedente. In chiusura lo spread si riduce a 156 punti dai 158 della vigilia.
Si arroventa intanto il dibattito sulla riforma dell’Esm, che prevede l’accesso al credito per gli Stati in difficoltà, ma impone paletti più rigidi che implicano l’aderenza alle regole del Patto di Stabilità. Un passaggio chiave, secondo l’asse franco-tedesco, per poter procedere all’Unione bancaria, ma assai impegnativo, forse troppo, per il Bel Paese, specie per quel riguarda l’esposizione ai titoli di Stato.
Sul tema si è innescata la polemica politica. “No al sovranismo da operetta”, ha tuonato il premier Giuseppe Conte replicando così a Matteo Salvini, insorto ieri contro il progetto già illustrato quando il leader leghista sedeva al governo.
Tiepido Il governatore Ignazio Visco, che dopo le prime perplessità, ha però cercato di gettare acqua sul fuoco: “Il governatore Visco – precisa via Nazionale – non ha espresso un giudizio sfavorevole ma ha messo in guardia sui rischi in assenza di una riforma complessiva della governance dell’area dell’euro”.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha commentato: “Sarebbe bene che il dibattito si concentrasse su temi più rilevanti al centro della discussione europea come l’introduzione di una garanzia comune dei depositi e le sue condizioni che non devono essere penalizzanti per l’Italia”.
Una bozza della riforma è stata approvata da tutti i ministri delle finanze della zona euro a giugno e dovrebbe essere finalizzata dai capi di Stato e di governo nel prossimo mese di dicembre.
NEXI SUPERSTAR, IN ATTESA DI BANCA INTESA
A sostenere Piazza Affari hanno contribuito anche ieri i titoli del risparmio gestito. Guidano la corsa Banca Mediolanum (+2,3%), Azimut (+1,1%) e Fineco Bank (+1,2%), che recupera il ribasso della vigilia. Ben intonata Bper (+1,3%), al centro delle presunte manovre di M&A. Continua il recupero di Ubi (+1,8%), dopo le vendite il giorno dei risultati.
Al centro delle attenzioni Nexi (+4,9%), in trattative per rafforzare la partnership commerciale con Intesa (-0,3%). La società di pagamenti elettronici ha escluso che Intesa possa acquistare una quota del 30-40%, lasciando, tuttavia, vive le attese del mercato su una partecipazione azionaria più modesta.
ALITALIA NON DECOLLA, ATLANTIA PERDE COLPI
In forte calo Atlantia (-2,58%) dopo il rinvio della decisione su un eventuale ingresso in Alitalia. “Non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l’adesione di Atlantia al Consorzio finalizzato alla presentazione di un’eventuale offerta vincolante”, recita una nota. La stessa comunicazione è arrivata poco dopo da FS.
Tim (+2,4%) ha accelerato nella ultima ora e mezza di scambi.
A trainare il listino anche la performance di Recordati (+2,89%) ed Amplifon (+2,11%).
Nel lusso, Moncler +1,7%. Continua la marcia di Safilo (+6,9%).
AVANZA LA ROMA, IN ATTESA DEL NUOVO SOCIO
In grande evidenza il titolo della Roma (+16,6%). In serata il club ha confermato la trattativa con il magnate americano Dan Friedkin per la cessione di una quota. Nell’Aim da segnalare Innovatec (+8,28%) in scia alla partnership strategica con Plastica Alfa, attiva nel mercato mondiale del trattamento e della distribuzione dell’acqua.