Assocamerestero – l’Associazione di cui fanno parte le 78 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) e Unioncamere – dà il via oggi 28 ottobre alla sessione pubblica della XXVIII Convention mondiale delle CCIE dal titolo “Collaborazioni di business e network globali nuova frontiera di opportunità per l’internazionalizzazione di imprese e territori”.
Al centro del dibattito le opportunità offerte dall’internazionalizzazione di impresa delle PMI italiane, il potenziamento dei servizi del sistema camerale italiano all’estero nonché gli scenari aperti dalle nuove rotte dell’export e dall’evoluzione delle catene globali del valore.
L’iniziativa è organizzata con il Nuovo Centro Estero Veneto e con le Camere di Commercio di Treviso-Belluno, di Venezia Rovigo e di Padova che hanno permesso – perla prima volta quest’anno – di realizzare un evento itinerante su tre città (Treviso, Venezia e Padova) con il coinvolgimento diretto di 180 delegati esteri e di oltre 130 imprese ed esponenti delle Istituzioni e del mondo economico, locali e nazionali.
Le CCIE si confermano anche nel 2018 come una rete in grado di facilitare le partnership transnazionali, step fondamentale per realizzare business all’estero. Oltre 70 mila le aziende che si sono avvalse dei servizi delle CCIE, di cui il 95% ha dai 3 ai 49 addetti, mentre il 45% di queste sono aziende del settore terziario.
Al primo posto tra i servizi maggiormente richiesti alle CCIE quelli di business scouting per il posizionamento sul mercato estero (pari al 41% delle prestazioni fornite), seguiti dalle attività di networking (19%) e dall’organizzazione di missioni di buyer esteri in Italia (16%). L’attività svolta in questi anni ha determinato un impatto positivo in termini di riconoscibilità e notorietà del lavoro svolto dalle CCIE a supporto del business italiano all’estero.
Importante il coordinamento con il sistema camerale italiano: per Unioncamere sono circa 50 mila le imprese potenziali od occasionali esportatrici, con un fatturato medio intorno ai 3 milioni, che potrebbero diventare esportatrici abituali. Questa potenzialità, se colta, può valere per il Paese circa 30 miliardi in più di export.
Positive le prospettive del settore: nonostante le incertezze e il clima generalizzato di tensione geopolitica, nei prossimi anni l’export italiano sembra destinato ad avanzare (+3,4 % nel 2019 e +4,3 % nel 2020-2022) sfiorando i 500 miliardi di euro già nel 2020 e superando i 540 miliardi nel 2022.
Nel quadriennio 2019 – 2022 le migliori performance di crescita si registreranno in Asia, con tassi superiori al 7% in media per Vietnam, Cina e India. Altrettanto positive sono le prospettive per il Qatar, che cresce con una media del 6,4%, e per il Sudafrica (+4,7%) in primo luogo per i settori della gomma e plastica e della metallurgia. Proseguiranno nello stesso periodo a ritmi sostenuti anche le già ben note destinazioni del Made in Italy – Stati Uniti, Russia, Repubblica Ceca, Messico e Brasile – che da sole origineranno quasi 14 miliardi di maggiore export. Tra i Paesi UE che presenteranno maggiori tassi di crescita si evidenziano infine Spagna e Portogallo.
La Convention è anche il momento in cui si conferma la forte sinergia tra Camere italiane all’estero e sistema camerale italiano per proporre alle imprese servizi innovativi come ad esempio il progetto “Italian Hub”, un incubatore che sarà realizzato negli USA con focus agroalimentare e che vedrà la collaborazione con la Italy-America Chamber of Commerce.
“L’autostrada che collega le imprese con l’estero ha due caselli: uno in Italia, le Camere di commercio; l’altro nel mondo, la rete delle Camere italiane all’estero”. E’ quanto ha sottolineato il Presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, che ha aggiunto “insieme lavoriamo per la crescita delle imprese attraverso reti di servizi, di tecnologie e di uomini. È questa la missione del sistema camerale”.
“Vista la specificità del sistema italiano, nel modello delle piccole e medie imprese, le Camere di Commercio Italiane all’Estero sono l’unico strumento, assieme al sistema camerale italiano, per accompagnarle nei nuovi mercati e per rafforzare la loro rappresentanza all’estero” ha dichiarato Mario Pozza, Presidente di Unioncamere Veneto e della Camera di Commercio di Treviso-Belluno. “È una scommessa che dobbiamo vincere essendo il made in Italy il più copiato al mondo e quindi con una potenzialità di crescita che non ha limiti. Per quanto riguarda l’Italian sounding le Camere di Commercio all’Estero sono un’importante struttura capace d’arginare il fenomeno”.
“Le CCIE sono una rete unica nel sistema di promozione e, grazie al loro radicamento sui territori, riescono non solo a cogliere le opportunità che il mercato pone quotidianamente, ma anche a “guardare oltre” anticipando trend, criticità e occasioni di business, dando cosi alle imprese, soprattutto piccole e medie, il tempo per preparare la loro “discesa in campo” e fornendo loro naturalmente il giusto kit di strumenti d’attacco. Questa Convention infine testimonia la fortissima collaborazione con il sistema camerale italiano e la scelta di fare tappa in Veneto è anche frutto della sempre più articolata presenza delle imprese di questo territorio all’estero”, ha spiegato Gian Domenico Auricchio, Presidente di Assocamerestero.
L’attenzione al business si concretizzerà anche nella sessione pomeridiana che vedrà la partecipazione di oltre 130 aziende in incontri B2B per un totale di circa 500 appuntamenti in programma.
La giornata conclusiva della XXVIII Convention mondiale si svolgerà domani e sarà suddivisa in una mattinata a Venezia incentrata sulle nuove azioni di finanziamento della Regione Veneto per la promozione turistica, cui farà seguito nel pomeriggio un incontro a Padova presso la sede di InfoCamere – la società delle Camere di Commercio italiane per l’innovazione digitale – dedicato ai principali incubatori veneti di start up innovative.
Dati Export del Veneto
La scelta geografica del Veneto per la XXVIII Convention non è casuale. Stando agli ultimi dati, la Regione si posiziona al terzo posto in Italia dopo Lombardia ed Emilia-Romagna per valore delle esportazioni con più di 63 miliardi di euro di beni venduti nel 2018, pari al 13,7% dell’export nazionale. E anche nel 2019 mantiene un enorme potenziale di sviluppo delle esportazioni.
Il Veneto riunisce settori ad alto valore aggiunto: il 70% del Made in Veneto è costituito da aziende di meccanica strumentale (12,8 miliardi di euro, +6% nel 2018 rispetto al 2017), tessile e abbigliamento (10,5 miliardi di euro, +1,5%), altra manifattura (8,6 miliardi di euro, +0,4%), prodotti in metallo (6,4 miliardi di euro, +4,1%) e alimentari e bevande (5,8 miliardi di euro, +1,9%). Per la meccanica strumentale grandi opportunità sono emerse in Polonia, dove l’export veneto è cresciuto del 12,3% rispetto al 2017; ma anche in India, Paese in forte sviluppo che necessita di nuovi macchinari (+21,1%). Per quanto riguarda il settore dei prodotti in metallo sono due i mercati interessanti: la Romania (+2,2%) e il Messico (+30,8%). Per quanto riguarda il tessile e l’abbigliamento la Russia è cresciuta dell’1,2% e la Tunisia del 7,6%.
Infine, secondo recenti dati, le 6 destinazioni estere nelle quali l’export veneto ha generato più valore sono: Germania con 8,3 miliardi di euro (+2%), Francia con 6,5 miliardi di euro (+7,6%), Stati Uniti con 5,2 miliardi di euro (+4,5%), Regno Unito con 3,6 miliardi di euro (+2%), Spagna con 3,1 miliardi di euro (+7,6%) e Svizzera con 2,2 miliardi di euro (+3,5%).