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Tamburi (Tip): “De Benedetti e Gedi: era meglio un’Opa ma la Fondazione è un’idea”

INTERVISTA A GIANNI TAMBURI, numero uno di Tip – “L’offerta di Carlo De Benedetti per Repubblica è coerente con tutta la sua storia ma io avrei suggerito un’Opa” – Alla Fondazione ci sta pensando anche Bazoli per il Corriere – Del Vecchio? “Punta allo Ieo e penso che riuscirà a farcela”

Tamburi (Tip): “De Benedetti e Gedi: era meglio un’Opa ma la Fondazione è un’idea”

Dottor Tamburi, dica la verità: stavolta Carlo De Benedetti ha sorpreso pure lei? “No, e l’offerta alla Cir per rilevare le azioni di Repubblica – risponde a FIRSTonline il fondatore, presidente e ad di Tip, Gianni Tamburi – è un’operazione coerente con l’etica e con la storia imprenditoriale dell’Ingegnere. Intendiamoci, non voglio entrare nel merito dell’affare, ma della filosofia che ci sta dietro”. 

Ma in concreto lei come vede la mossa di Carlo De Benedetti su Gedi?

“Io avrei suggerito un altro approccio: lancio un’offerta pubblica, cerco di arrivare al 100%. E poi faccio quel che voglio”.

Ovvero lancio una Fondazione, come vorrebbe l’Ingegnere?

“Non è solo la sua idea. Il primo a parlarne, a proposito del Corriere della Sera, è stato Giovanni Bazoli, in questi giorni preoccupato dal possibile esito negativo del ricorso di Rcs contro Blackstone che minaccia, in caso di vittoria del fondo americano, di avere conseguenze drammatiche per il gruppo. Di qui la scelta di procedere, se necessario, alla creazione di una struttura in grado di proteggere l’asset”. 

Un’iniziativa del genere in Italia non c‘è mai stata. E non è detto che funzioni. C’è chi sostiene che si tratti di una sorta di ballon d’essai per far emergere le vere mire di altri pretendenti. Lei che cosa ne pensa?

“Al contrario, io sono certo che le intenzioni di De Benedetti sono più che sincere. C’è tutta la passione dell’uomo, dietro le sue parole. Anche se io, ripeto, avrei scelto la strada dell’Opa. Ma fermiamoci qui: non vorrei dire di più”. 

Sta di fatto che la sortita di De Benedetti ha fatto impennare, come prevedibile, il titolo Gedi, balzato fin da subito oltre il prezzo offerto per la quota Cir. Le banche d’affari si stanno esercitando a scoprire dove potrebbe arrivare il titolo nel caso di spin off di Repubblica o, se preferite, della valorizzazione degli altri assets a partire dalle radio, il “tesoro” nascosto del gruppo, secondo gli analisti di Banca Imi. E non va trascurato che l’offensiva dell’Ingegnere (“gli azionisti Cir dovrebbero ringraziarmi per questo regalo piuttosto consistente”, ha detto) è scattata quando il titolo ha toccato i minimi, con un calo del 43% da inizio 2019.    

Argomenti che spiegano in parte ritorno d’attenzione per un settore che sembrava condannato a finir nel dimenticatoio: calo delle vendite, caduta della pubblicità, concorrenza dei nuovi mezzi di comunicazione.

Il business dell’editoria, specie quello della carta stampata, sembra condannato ad un destino amaro: qual è il suo parere?

“Le prospettive a breve non sono certo buone. Pesa la disaffezione delle nuove generazioni, ma più ancora la concorrenza sleale dei grandi del digitale che da anni saccheggiano impunemente i contenuti praticamente gratis. Ha ragione Andrea Riffeser che, in qualità di presidente della Fieg, ha chiesto che l’Italia adotti, come ha fatto la Francia, la direttiva Ue sul copyright. Ma lo stesso Riffeser ha fatto notare che Google ha una posizione talmente dominante che se non interviene il Parlamento europeo “noi siamo indifesi”. Sono convinto che, magari non nell’immediato, sia però possibile una ripresa economica del settore che mantiene comunque un grande valore strategico”.  

Allora vedremo la Tip in azione anche in ambito editoriale? 

“In realtà in questi anni non sono mancati i possibili clienti in questo settore. Come è logico, visto che nessuno può vantare oggi il radicamento capillare di Tip nella realtà italiana” Ma non c’interessa l’esposizione mediatica, che non giova ai buoni affari. Io penso che sia utile, per quanto possibile, mantenere un profilo medio basso. E continuo a divertirmi un mondo. Questa settimana sono stato in viaggio per cinque giorni di fila a visitare imprese note e meno note che rappresentano il cuore della nostra economia. E’una passione che vale più dei titoli su un giornale ”. 

Ad occupare la scena, del resto, ci pensano i campioni evergreen del capitalismo italiano, più tonici che mai all’alba delle 85 primavere come De Benedetti che tiene a far sapere che “Sono ben conscio della mia età. Ma mi sento molto bene”.  O come Luciano Benetton, alle prese con Alitalia. Per non parlare di pirotecnico Leonardo Del Vecchio. 

Dottor Tamburi, è solo un caso o la riscossa degli over 80 è la conferma che l’Italia non è un paese per giovani?

“Sono storie molto diverse tra loro. Benetton è stato costretto dalle circostanze a tornare in campo”.

E Del Vecchio? Perché l’accanimento su Mediobanca?

“Lui vuole lo Ieo. E credo che, attraverso Unicredit o per altra via, riuscirà a farcela. Come sempre”.           

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