L’industria dell’alta tecnologia Made in Italy ha centrato un nuovo traguardo importante: oltre 1,2 miliardi di commesse per la realizzazione di Iter, la prima centrale a fusione nucleare al mondo, in costruzione a Caradachi in Francia. Ne dà notizia l’Enea che, insieme all’Università Cattaneo, ha analizzato le ricadute del progetto a cui partecipa direttamente sia come progettazione che come supporto alle forniture italiane.
Tra i nomi industriali che spiccano nella realizzazione della centrale si segnalano De Pretto Industrie (DPI), Ettore Zanon (EZ), SIMIC, OCEM Power Electronics, Angelantoni Test Technologies (ATT), ASG Superconductors, Walter Tosto e Ansaldo Nucleare che a capo di un consorzio tutto italiano ha conquistato un’importante commessa per il montaggio di ITER, l’ultima in ordine di tempo, che ha consentito di superare appunto la ‘soglia’ degli 1,2 miliardi.
“Le imprese italiane sono riuscite a vincere contratti di forniture e servizi per un valore totale secondo solo a quello della Francia se si considerano anche le opere civili e le infrastrutture”, afferma Johannes Schwemmer, direttore di F4E, l’Agenzia Ue che gestisce il contributo europeo alla costruzione di Iter. Un risultato di rilievo che rappresenta oltre il 50% del valore dei bandi emessi da F4E, tenuto conto che le commesse vengono assegnate con gare d’appalto su base concorrenziale, selezionando l’offerta migliore secondo i criteri tecnico-economici, le regole e i principi della contrattazione pubblica comunitaria.
Le cifre sono state pubblicate dalla rivista Enea Energia, Ambiente e Innovazione che dedica l’ultimo numero all'”Energia delle stelle” e alle sue ricadute sul sistema industriale. La fusione nucleare, giova ricordarlo, a differenza dell’energia ottenuta per fissione non produce scorie e residui radioattivi. Da qui il forte interesse del progetto Iter partecipato dalle principali potenze mondiali, Europa inclusa.