Appuntamento a domenica prossima. Là, nel teatro di un San Siro vestito a festa, Inter e Juventus si incontreranno per il primo faccia a faccia della stagione, con in palio il comando del campionato. Il sabato calcistico non ha cambiato gli equilibri, anzi li ha confermati: nerazzurri vincitori a Genova e dunque primi, bianconeri subito dietro dopo aver battuto la Spal. Distanze minime, eppure veritiere di quanto visto sin qui, con la squadra di Conte che ha indubbiamente impressionato più di quella di Sarri. Anche ieri le cose sono andate in questo senso, nonostante la partita più insidiosa, almeno sulla carta, fosse quella dell’Inter. Eppure l’impatto sul campo di Marassi è stato ottimo, forse il migliore di tutta la stagione.
Corti, veloci, sincronizzati alla perfezione da movimenti provati e riprovati in allenamento, i nerazzurri hanno disputato un gran primo tempo, annichilendo la Samp e chiudendo in vantaggio di due gol, uno con Sensi (20’, tiro deviato da Sanchez), l’altro con lo stesso cileno, bravo a scattare sul filo del fuorigioco e a freddare Audero (22’). E poi una rete annullata a Candreva per un offside di pochi centimetri e svariate occasioni sui piedi di Lautaro Martinez, ancora una volta tanto generoso quanto sprecone. La ripresa è iniziata nello stesso modo, con l’argentino a sprecare clamorosamente a tu per tu con Audero, ma la cosa più importante è successa sul proseguo dell’azione, quando Sanchez, già ammonito, ha simulato nel tentativo di prendersi un rigore, rimediando il secondo giallo e lasciando l’Inter in 10.
Partita stravolta, anche perché la Samp al 55’ l’ha riaperta con un destro di Jankto, facendo esplodere Marassi e spaventando non poco Conte. Ma i nerazzurri hanno i cosiddetti attributi e poco dopo ecco il 3-1 firmato Gagliardini (61’), gol pesantissimo che ha rimesso le cose a posto. Da lì in avanti i blucerchiati hanno continuato ad attaccare ma la capolista ha gestito senza eccessivi problemi, portandosi a casa 3 punti d’oro. “Sono contento dell’interpretazione data dai ragazzi, ho fatto il calciatore e capisco che una partita in 10 contro 11 può finire in un’imbarcata – il commento pieno d’orgoglio di Conte. – Noi invece abbiamo tenuto botta, è una questione di mentalità. Abbiamo attaccato anche dopo il terzo gol, poi siamo stati bravi a difendere il vantaggio e ora ci godiamo questa vittoria. Il loro gol dopo l’espulsione poteva uccidere un elefante, ma non noi”.
Primo posto in classifica di nuovo in salvo ma con una Juve che resta lì attaccata. La vittoria sulla Spal infatti conferma la solita fame di scudetto, anche se la condizione generale è ancora lontana dal top. Per un’Inter che aggredisce le partite, infatti, c’è una Signora che fa ancora fatica ad accenderle, anche se poi, una volta trovato l’interruttore giusto, non ce n’è più per nessuno. Il primo tempo di ieri è stato molto faticoso, con ritmi lenti e giocate prevedibili, almeno fino al 40’. Perché poi la Juve s’è accesa, prima sfiorando il vantaggio con Dybala e Ramsey (super parate di Berisha), poi trovandolo con Pjanic, risolutore con un destro da fuori proprio come a Brescia (45’). Il vantaggio ha rasserenato i bianconeri, che nella ripresa hanno giocato in scioltezza e creato innumerevoli palle gol, quasi tutte stoppate dagli interventi del portiere biancoazzurro, davvero in giornata di grazia.
Anche Ronaldo sembrava doversi arrendere, poi però, al minuto 78’, ecco il colpo di testa su assist di Dybala a ribadire tutta la sua voglia di gol, sempre e comunque. Da segnalare, oltre ai 3 punti, anche la tenuta difensiva nonostante le assenze, che hanno costretto a Sarri a schierare Matuidi terzino sinistro. “Sono molto contento di lui – lo ha applaudito il tecnico bianconero. – Nella prima parte abbiamo fatto un po’ fatica, nella ripresa invece abbiamo fatto bene, creando molto e concedendo poco. L’Inter? Sinceramente non so che dire, non l’ho mai vista giocare, leggo che sta facendo benissimo ma del resto non avevo dubbi. Io per ora guardo il Bayer Leverkusen…”. Più che il 3-0 dei tedeschi sul campo dell’Augusta, però, a colpire Sarri sarà stata l’ennesima vittoria dei nerazzurri, anche se lui non lo ammetterà mai, almeno pubblicamente. Perché il Derby d’Italia, del resto, si gioca anche così.