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I tassi zero spingono a riscoprire la previdenza pubblica a ripartizione

DAL CIRCUITO TORIELLO – Se i tassi d’interesse tendenti allo zero diventano stabili si apre un problema serissimo per i fondi pensione – Ecco perchè il Governo dovrebbe ampliare le possibilità di scelta del lavoratore con versamenti volontari in un regime fiscale eguale a quello dei fondi

I tassi zero spingono a riscoprire la previdenza pubblica a ripartizione

Se i tassi di interesse tendenti allo zero diventano stabili, nonostante la clamorosa manipolazione dei rischi che comportano, si apre un problema serissimo per i fondi pensione che non possono basarsi sui bond a rendimento negativo o comunque troppo basso per far fronte ai propri obblighi. Certo, i fondi possono aumentare la componente azionaria o para azionaria dei loro portafogli, ma questo modifica radicalmente il profilo di rischio accettabile per molti aderenti ai fondi medesimi.

Si può chiedere alle persone di adeguarsi. Ma se una persona non vuole e chiede alternative? A mio parere andrebbe riscoperto il meccanismo a ripartizione della previdenza pubblica obbligatoria che, di fatto, scommette sul PIL.

Se la previdenza integrativa costituisce nel tempo una seconda pensione che serve ad arrotondare la prima, mi chiedo perché non consentire ai lavoratori, anche autonomi, di arrotondare la propria posizione pensionistica pubblica, calcolata con il metodo contributivo, con versamenti volontari in un regime fiscale uguale a quello dei fondi. Il lavoratore dipendente e/o autonomo avrebbe così una maggiore possibilità di scelta.

D’altra parte, se si guarda al rendimento dei fondi pensione aperti e chiusi dalla data della loro istituzione alla fine del 2018, si scoprirà che la rivalutazione delle pensioni “contributive” e quella del TFR sono state leggermente migliori.

Come tutte le serie storiche anche questa è discutibile. Essa dipende molto dall’andamento dei mercati finanziari e dunque dall’anno che si colloca al termine del periodo. Resta il fatto che, diversamente dai fondi, la previdenza pubblica non è mai andata in rosso mentre i fondi hanno avuto alti e bassi molto forti.

In questo contesto, per il pensionando è cruciale il momento del pensionamento. Negli Usa post Lehman, molti americani anziani continuarono a lavorare nella speranza di recuperare. Non fu una libera determinazione. Ora, approfittando anche dai bassi tassi che potrebbero durare a lungo, perché non ampliare il ventaglio delle scelte e continuare a subire l’influenza congiunta dei sindacati (non proprio di tutti) e del sistema bancario-assicurativo che vuole la previdenza integrativa ancorata allo schema finanziario vigente? Il governo giallorosso potrebbe battere un colpo nel segno della concorrenza: non la finanza che si aggiunge alla previdenza pubblica, oligopolio che si aggiunge a monopolio, ma la finanza che compete con la previdenza pubblica nell’integrazione pensionistica. Senza contare che la contribuzione previdenziale aggiuntiva, di cui sopra, andrebbe ad aumentare le entrate pubbliche, e dunque costituirebbe un investimento nel Paese, mentre i versamenti al fondo Inps non avrebbero questo effetto collaterale interessante e i versamenti ai fondi privati continuerebbero a finanziare il resto del mondo in ossequio al principio della diversificazione dei rischi.

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