AVANTI ADAGIO
Lo sfondo internazionale entro cui si muove l’economia italiana è quello di un ‘avanti adagio’, e non di recessione, grazie ai fattori fondamentali positivi per gli emergenti e al consumatore americano che nulla scalfisce.
Il rallentamento cinese è reale, ma si muove lungo tassi di crescita – 5-6 e più per cento – che sono un multiplo di quelli delle economie avanzate.
Gli scambi mondiali crescono meno del Pil, a causa dei dazi e delle rappresaglie sui dazi, ma anche per fattori di fondo anteriori.
La Germania soffre in particolare del rallentamento dei commerci e del dieselgate, con ricadute sull’Europa.
ITALIA FRAGILE, MA SE TORNA LA FIDUCIA…
Gli indicatori continuano a segnalare debolezza per l’economia italiana, ma si scorgono alcuni segnali positivi su consumi (spese da reddito di cittadinanza) e costruzioni (tassi sui mutui a minimi storici). A questo si aggiunge l’apertura di credito al nuovo governo che può rinsaldare la fiducia.
Le politiche economiche sono orientate all’espansione: con evidenza quella monetaria (i tassi reali a lunga vicini allo zero aiutano il controllo del debito pubblico dell’Italia), potenzialmente quella di bilancio, dato che l’Italia potrà cavalcare il mutato atteggiamento europeo nei confronti del supporto all’economia dai bilanci pubblici.
INFLAZIONE DEFUNTA
La tendenza piatta dei corsi delle materie prime è in presa diretta col rallentamento dell’economia mondiale.
Il prezzo del greggio si sta stabilizzando intorno ai 60 dollari al barile. Potrebbe essere più basso se non ci fossero, a sostenerlo, le tensioni geopolitiche, a cominciare da quel che succede nello stretto di Hormuz.
In Italia, in Europa e in Usa l’inflazione continua – e continuerà – a essere bassa, per ragioni sia congiunturali che strutturali.
GIÙ I TASSI A LUNGA. EURO E YUAN DEBOLI
Le Banche centrali convergono verso una politica di sostegno all’economia. Malgrado qualche ritracciamento, i tassi a lunga si mantengono sui minimi storici, sia per il rallentamento dell’economia mondiale che per la ripresa possibile e probabile delle politiche di espansione quantitativa della moneta.
In Italia la discesa dello spread deve molto alla fine ingloriosa del governo gialloverde – non più sfide all’Europa – e all’atteggiamento europeo benevolo verso il governo giallorosso.
I differenziali di crescita Usa-Europa, così come i differenziali di tassi reali a lunga T-Bond-Bund, sostengono il dollaro, mentre lo yuan si deprezza per ragioni comprensibili.