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ACCADDE OGGI – L’Italia fascista promulga nel ’38 le atroci leggi razziali

Il 7 settembre del 1938 fu promulgato il Regio decreto n. 1381, dal titolo “Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri” – Ecco che cosa prevedeva – L’incubo durò sei anni

ACCADDE OGGI – L’Italia fascista promulga nel ’38 le atroci leggi razziali

Oggi è l’anniversario di una pagina buia – forse la più buia – della storia italiana: l’entrata in vigore delle prime leggi razziali. Il 7 settembre del 1938 fu promulgato infatti il Regio decreto n. 1381, dal titolo “Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”, che adeguò la legislazione italiana a quella della Germania nazista, dove leggi antisemite erano state varate già nel 1933, anno dell’ascesa al potere di Hitler. Il contenuto del decreto fu annunciato 11 giorni dopo a Trieste da Benito Mussolini.

Già dall’autunno del 1938, gli studenti di fede ebraica furono esclusi dalle scuole pubbliche italiane. Questo provvedimento fu varato in Italia con qualche giorno di anticipo rispetto alla Germania nazista.

Negli stessi giorni furono allontanati anche nove senatori di origine ebraica: Salvatore Barzilai, Enrico Catellani, Adriano Diena, Isaia Levi, Achille Loria, Teodoro Mayer, Elio Morpurgo, Salvatore Segrè Sartorio e Vito Volterra.

Il termine “leggi razziali” identifica un insieme corposo di provvedimenti, che non si esauriscono in quelli varati il 7 settembre. Ad esempio, fu il decreto-legge del 17 novembre 1938 a vietare alle persone di confessione ebraica di lavorare alle dipendenze di enti pubblici, aziende statali e parastatali.

Un mese prima, il 16 ottobre, 96 i professori universitari italiani di ruolo erano stati identificati come ebrei e sospesi dal servizio. La stessa sorte toccò anche a oltre 200 ricercatori e studiosi ebrei che esercitavano la libera docenza.

Nel 1939, il ministro della Giustizia Arrigo Solmi chiese a tutti i magistrati una dichiarazione di non appartenenza alla razza ebraica per verificare “la purezza razziale dell’intero apparato”. In precedenza, controlli analoghi erano stati effettuati nelle scuole su insegnanti e studenti.

Secondo lo studioso Guido Neppi Modona, ex giudice della Corte Costituzionale, nessuno dei circa 4.200 magistrati in servizio all’epoca ha in qualche modo preso le distanze dal provvedimento, né si è rifiutato di rispondere alla richiesta di dichiarare la propria appartenenza razziale. Nessuno, inoltre, ha manifestato solidarietà ai colleghi rimossi dal servizio.

La legislazione antisemita comprendeva anche molti altri divieti. Eccone alcuni:

  • il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei;
  • il divieto per tutte le PA e per le società private di carattere pubblicistico, come banche e assicurazioni, di avere alle proprie dipendenze ebrei;
  • il divieto per gli ebrei stranieri di trasferirsi in Italia;
  • il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali.
  • il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana.

Le leggi razziali furono abrogate con i regi decreti-legge n. 25 e 26 del 20 gennaio 1944, emanati durante il Regno del Sud.

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