Con 328 voti favorevoli e 301 contrari il governo del premier britannico Boris Johnson è stato battuto martedì in Parlamento. Il voto riguardava una mozione che toglie al governo il controllo del calendario per mettere ai voti oggi la legge anti-no deal: il provvedimento che, in mancanza di accordo al 31 ottobre, obbligherebbe il primo ministro a chiedere all’Ue un nuovo rinvio della Brexit.
In risposta, Johnson ha annunciato che presenterà una mozione per convocare le elezioni anticipate. “Non voglio le elezioni – ha spiegato – l’opinione pubblica non le vuole, ma deve scegliere chi deve andare a Bruxelles per sistemare questa situazione”.
Il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, si è detto pronto al voto anticipato, ma ha avvertito di non essere disponibile a votare sulla mozione di scioglimento della Camera prima dell’approvazione della legge anti no-deal. Sulla stessa linea anche i capi degli altri partiti d’opposizione.
Non solo. Ieri Johnson ha dovuto incassare anche il passaggio dai conservatori ai liberaldemocratici del deputato Philip Lee, il quale ha giustificato la scelta affermando che “il governo persegue una Brexit priva di principi, mettendo a rischio le vite e il benessere delle persone”.
Con questo passaggio di casacca, di fatto, Johnson ha perso la maggioranza. Senza contare che il caso Lee potrebbe non rimanere isolato.
In questa fase finale della trattativa sulla Brexit l’opposizione laburista e la fronda Tory stanno facendo pressione sul primo ministro perché chieda all’Europa uno slittamento della data di uscita dall’Unione.
Intanto, da un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo emerge che una Brexit senza accordo costerebbe ai britannici 16,6 miliardi di sterline in mancate esportazioni verso l’Ue.
Da Bruxelles confermano che lo scenario dell’uscita incontrollata del Regno Unito dall’Unione si fa sempre più concreto. Per questo nelle prossime ore la Commissione europea lancerà un ultimo appello affinché tutti i Paesi siano pronti ad affrontare le conseguenze del no deal.