Quello che cade oggi è un anniversario particolarmente importante, una delle date-simbolo del XX secolo: il 2 settembre 1945 finiva la Seconda Guerra Mondiale con la bandiera bianca issata dal Giappone.
A presentare l’atto di resa incondizionata dell’Impero del Sol Levante fu una delegazione guidata dal ministro degli Esteri Mamoru Shigemitsu, che sottoscrisse il documento insieme al generale Yoshijirō Umezu. Come si vede nella foto, Shigemitsu si presentò vestito in abito da cerimonia: cappello a cilindro, rendigote nera a coda, pantaloni a righe e scarpe di vernice nera.
Per gli Alleati firmò il generale statunitense Douglas MacArthur, comandante nel Pacifico sudoccidentale e comandante supremo delle Potenze Alleate. Per gli Usa firmò l’ammiraglio Chester Nimitz. Inoltre, il documento fu sottoscritto dai rappresentanti militari di Cina, Gran Bretagna, Unione Sovietica, Australia, Canada Francia, Paesi Bassi e Nuova Zelanda.
La cerimonia, che durò circa 23 minuti e fu trasmessa in tutto il mondo, si svolse a bordo della nave da guerra USS Missouri, ancorata nella Baia di Tokyo. Sul ponte della corazzata sventolavano due bandiere americane: una delle due – secondo una storia suggestiva, ma non confermata – sventolava sulla Casa Bianca il 7 dicembre 1941, quando l’aviazione giapponese distrusse con un attacco a sorpresa la flotta statunitense nella base navale di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii.
La resa ufficiale del Giappone era stata preceduta il 15 agosto 1945 dall’annuncio via radio con cui l’imperatore Hirohito comunicò l’accettazione dei termini della dichiarazione di Potsdam, che imponeva al Paese di arrendersi senza condizioni. All’inizio dello stesso mese, il 6 e il 9 agosto, gli Stati Uniti avevano sganciato le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, che uccisero immediatamente fra 100 e 200mila civili, segnando di fatto la conclusione del conflitto militare.