Ilva, Whirlpool, rider, Anpal, Inps. C’è un po’ di tutto nel decreto “Per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali”, un provvedimento fondamentale per salvare migliaia di posti di lavoro ma che la crisi di governo agostana ha messo a rischio. Approvato a inizio mese “salvo intese”, il testo si è poi impantanato a causa del ribaltone deciso da Matteo Salvini. E adesso bisogna andare di corsa: i ministeri devono produrre le loro osservazioni entro lunedì.
ILVA
Se il decreto non verrà licenziato, le conseguenze più gravi saranno per l’Ilva. Il colosso ArcelorMittal, proprietario dell’acciaieria di Taranto, ha chiarito da tempo che il 6 settembre chiuderà gli stabilimenti se non verrà ripristinata l’immunità penale per l’esecuzione del piano ambientale. La garanzia era stata cancellata dal governo gialloverde con il decreto crescita.
WHIRLPOOL
Ma il provvedimento da approvare contiene anche le norme per la Whirlpool. L’azienda non viene mai citata, ma è destinato principalmente a lei l’esonero dal contributo addizionale per la cassa integrazione straordinaria. Nella relazione illustrativa al testo si legge che “il beneficio previsto non deve esser letto come un finanziamento all’impresa, bensì come un sistema di tutela ai fini del mantenimento dei livelli occupazionali”.
RIDER
Nel decreto ci sono poi le norme sui rider: quelli iscritti alla gestione separata avranno bisogno di un solo mese di contributi versati nell’anno precedente (non più 3) per beneficiare di maternità, congedo parentale, malattia e degenza ospedaliera. Quest’ultima indennità è aumentata del 100%. Il trattamento economico, invece, sarà un mix di cottimo (che comunque non dovrà essere il metodo di pagamento “prevalente”), salario e incentivi. La definizione degli schemi viene lasciata “all’autonomia negoziale” fra le pari. Nessuna incertezza invece sull’obbligatorietà della copertura assicurativa.
ANPAL SERVIZI E INPS
Per quanto riguarda Anpal Servizi e Inps,il decreto prevede incrementi di personale legati ai precari storici e alla necessità di lavorare sul Reddito di cittadinanza