Oggi è il cinquantesimo anniversario di uno degli avvenimenti cruciali della geopolitica mondiale, e soprattutto europea ed italiana, del dopoguerra: la presa del potere in Libia da parte di Mu’ammar Gheddafi. Un evento ormai superato dalla storia, visto che il colonnello è stato deposto e ucciso in seguito alla guerra civile scoppiata ormai già 8 anni fa, nell’inverno del 2011, e culminata appunto con l’uccisione del dittatore, avvenuta nella sua città natale, Sirte, il 20 ottobre.
Era invece il 1º settembre del 1969 quando re Idris, l’allora sovrano libico, viene deposto da un gruppo di ufficiali nasseriani, ovvero fedelissimi di quel Gamal Abd el-Nasser che guidò un primo colpo di Stato repubblicano nel 1952 e fu presidente fino appunto agli eventi del 1969. Dopo il golpe di mezzo secolo fa esatto, il paese nordafricano fu ribattezzato Repubblica araba di Libia e Gheddafi resse il governo provvisorio, che durò per decenni e arrivò a costruire un legame relativamente pacifico con l’Italia, attraverso un programma di nazionalizzazione delle grandi imprese, soprattutto energetiche, e di collaborazione con il Paese che era stato colonizzatore. Gheddafi invece chiuse inizialmente le basi militari statunitensi e britanniche: la sua gestione fu eufimisticamente controversa, ma epocale.
La piena sovranità politica permise dunque al regime Gheddafi di impiegare le entrate delle grandi imprese petrolifere nello sviluppo di infrastrutture nel paese. La politica di sviluppo del territorio permise di realizzare, oltre ai miglioramenti, in ogni campo, delle infrastrutture, tra cui il “Grande fiume artificiale“, un’imponente opera idraulica che attraverso lo sfruttamento dell’acqua fossile, contenuta in laghi sotterranei, forniva acqua potabile a una popolazione in continua crescita. La prima fase di tale opera si concluse nel 1991 con il tratto che giunge fino a Bengasi, la seconda nel 1996 con il tratto che raggiunse Tripoli, la terza nel 2000, permettendo di raggiungere l’entroterra.
Ma è sopratutto in politica estera che l’era di Gheddafi ha avuto più risvolti. La Libia rivoluzionaria infatti appoggia i movimenti di liberazione nazionale, primo fra tutti l’OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Volendosi erede di Nasser, tra il 1971 e il 1977 Gheddafi partecipa al tentativo di fondare una Federazione delle Repubbliche Arabe con Egitto e Siria. In seguito tenterà senza successo di creare federazioni con Tunisia (1974), Ciad (1981) e Marocco (1984). Gheddafi espliciterà la sua filosofia politica nel Libro verde (1976).
Il 2 marzo 1977 venne proclamata la Giamahiria (letteralmente “repubblica delle masse”). Nello stesso anno, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare il suo Stato di nuove strade, ospedali, acquedotti e industrie. Sull’onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica ufficiale, pur rimanendo l’unico leader del paese con l’appellativo di “guida della rivoluzione“. Le deboli organizzazioni libiche del movimento operaio, sindacali e politiche, dopo aver subito la repressione da parte della monarchia di re Idris I al-Sanusi, vennero definitivamente eliminate attraverso gli assassini e incarcerazioni ordinate dalla dittatura nazionalista. Gli intellettuali di orientamento marxista subirono nell’aprile 1973 e nel dicembre 1978 la feroce repressione del regime di Gheddafi.
Nello stesso periodo la Libia viene coinvolta in un conflitto di frontiera contro il Ciad per il possesso della striscia di Aozou, un territorio ricco di risorse minerarie, contesa che viene risolta pacificamente solo nel 1994. Sempre durante questo periodo, e per molti anni, Gheddafi fu uno dei pochi leader internazionali che continuarono a sostenere i dittatori Idi Amin Dada e Bokassa.
Negli anni Ottanta, la Libia di Gheddafi si configurò come “Stato canaglia”, sostenitore di gruppi terroristici quali l’irlandese IRA e il palestinese Settembre Nero. Gheddafi fu progressivamente emarginato dalla NATO, e, in reazione all’attentato alla discoteca di Berlino del 1986, il 15 aprile dello stesso anno, Tripoli venne bombardata dai caccia americani, attraverso l’Operazione El Dorado Canyon. Per reazione la Libia rispose con uno sterile attacco missilistico contro Lampedusa.
Nel 1988, la Libia gheddafiana venne accusata di aver organizzato l’attentato di Lockerbie sul volo Volo Pan Am 103, che causò la morte di 270 persone. Con la risoluzione 748/92, l’ONU impose un embargo alla Libia, durato fino alla consegna degli imputati, avvenuta il 5 aprile 1999, e nel 2003 all’accettazione della responsabilità civile verso le vittime.
La Giamahiria si riavvicina alla comunità internazionale a partire dagli anni novanta: nel 1990 con la condanna dell’Iraq nella Guerra del Golfo, attraverso la mediazione tra Etiopia ed Eritrea, e nel 1999 con l’opposizione ad al-Qa’ida. Il 15 maggio 2006 gli Stati Uniti riallacciano le relazioni diplomatiche interrotte 25 anni prima, togliendo la Libia dalla lista degli “stati canaglia”. Nuove tensioni sono sorte dal 2008 tra la Libia e la Svizzera in seguito all’arresto a Ginevra del figlio di Gheddafi, Hannibal, mentre nel 2008 le relazioni diplomatiche con l’Italia si sono stabilizzate, grazie al Trattato di Bengasi. Dal febbraio 2009 al gennaio 2010, Gheddafi è stato Presidente di turno dell’Unione Africana. Poi la caduta del regime e la morte del dittatore.