Le riserve auree della Banca d’Italia valgono ormai più di 100 miliardi di euro. È il frutto dello straordinario rally dell’oro che è tornato ai massimi dal 2013 e che in questi giorni ha superato i 1.500 euro l’oncia. In altri termini, secondo un calcolo effettuato dal Sole 24 Ore, il valore delle riserve auree di Via Nazionale è cresciuto di oltre il 15% dall’inizio dell’anno e, considerando che la banca centrale detiene 2.452 tonnellate d’oro, il valore complessivo dell’oro della Banca d’Italia arriva a superare i 100 miliardi.
Questo non si tradurrà in maggiori utili da versare allo Stato perché le riserve auree non sono classificate nel conto economico ma nello stato patrimoniale dell’Istituto guidato da Ignazio Visco e c’è da sperare che nessuno, dopo i folli progetti della Lega e dei Fratelli d’Italia di incamerare artatamente l’oro di Via Nazionale, pensi di mettere le mani sulle plusvalenze auree della banca.
Quel che è certo è che, malgrado la possibilità di vendere liberamente l’oro che possiede per il venir meno alla fine di settembre di ogni vincolo sulle banche centrali, la Banca d’Italia – come del resto le altre banche centrali – non pensa affatto di cedere nemmeno in parte le sue riserve auree perchè, soprattutto in tempi di grandi tensioni geopolitiche e finanziarie, l’oro è anche per Via nazionale un asset difensivo di primaria importanza. E dunque i lingotti chi li ha se li tiene.