Staccata la spina al Governo legastellato, cosa accadrà adesso? La Lega di Matteo Salvini spinge per andare al voto subito ed ha già presentato la mozione di sfiducia al premier Conte: nei piani del Carroccio niente governi balneari e niente governi tecnici. Il Movimento 5 Stelle, che nei sondaggi è a picco, proverà invece a tirarla per le lunghe, per approvare alcuni provvedimenti considerati cruciali, come la riduzione del numero dei parlamentari, magari cercando la sponda del Pd.
Il Partito Democratico, da parte sua, non contempla per ora l’ipotesi stampella e si dichiara pronto alle urne, così come Forza Italia e Fratelli d’Italia. Come ha detto il premier Giuseppe Conte, però, non spetta al ministro dell’Interno decidere tempi e modalità della crisi, che intanto passerà per le vie parlamentari, e poi sarà gestita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si parte lunedì alle 16 a Palazzo Madama, dove la presidente del Senato Casellati ha convocato la conferenza dei capigruppo. Ecco le varie fasi previste e ciò che potrebbe accadere.
PARLAMENTO
Salvini chiedeva che il premier Conte presentasse subito le dimissioni nelle mani di Mattarella. Ma Conte, dopo il colloquio di giovedì pomeriggio al Quirinale, ha chiarito che si presenterà in Parlamento e, secondo alcune fonti, ha ottenuto una riapertura straordinaria di Camera e Senato nei prossimi giorni. Presumibilmente dopo Ferragosto, considerati i tempi tecnici. Il governo Conte si sottoporrà dunque a un voto di fiducia: la Lega ha già presentato la mozione di sfiducia, che sarà votata non oltre il 20 agosto.
CONSULTAZIONI: GOVERNO CONTE (O FICO) O GOVERNO DI GARANZIA
Realisticamente, non esistendo coalizioni alternative, al presidente Mattarella non resterà che congedare il Parlamento e indire nuove elezioni. Ma quando? Più la data si allontana, più prende quota l’ipotesi di un esecutivo di garanzia elettorale, non qualificabile come tecnico e senza esponenti di partito, con l’unica missione di fissare il voto. Qualcosa di simile a quanto accadde nel 2018 con Cottarelli, che dovrebbe ricercare un sostegno parlamentare (che Cottarelli non ottenne). Il terzo possibile esito delle consultazioni, naturalmente, è lo scioglimento delle Camere, ed appare ad oggi il più probabile.
ELEZIONI: LA DATA PIU’ PROBABILE SAREBBE IL 27 OTTOBRE
In caso di scioglimento immediato delle Camere, ecco il voto. Due le date possibili, visto l’incombere della manovra: il 20 e il 27 ottobre. Quest’ultima è l’ipotesi più concreta: le Camere vengono infatti sciolte fra 70 e 45 giorni prima delle consultazioni. L’orientamento, per consentire il voto degli italiani all’estero, è quello dei 60 giorni. Per garantire il ritorno alle urne il 20 ottobre, insomma, si dovrebbe andare ai dibattiti in aula sulla sfiducia a Conte già prima di Ferragosto e consumare le fasi successive (consultazioni, eventuali mandati esplorativi) entro il 20 agosto. La soluzione delle urne aperte il 27 ottobre darebbe invece a Mattarella sette giorni in più. Meno probabile, uno slittamento alla prima domenica di novembre, il 3.
NUOVO GOVERNO
I tempi della formazione di un nuovo esecutivo dipenderanno ovviamente dall’esito elettorale. Se le urne regaleranno una maggioranza certa a una forza politica o a una coalizione (quello che spera Salvini, forte dei sondaggi che danno il suo partito oltre il 35%) il governo che verrà potrà formarsi nel giro di poche settimane, anche a novembre, altrimenti l’avvio dell’attività del nuovo esecutivo – considerati anche i tempi per il giuramento e la fiducia alle Camere – potrebbe slittare all’inizio del 2020. Conte, nel 2018, ha giurato 88 giorni dopo le elezioni. Letta, nel 2013, lo ha fatto 62 giorni dopo le elezioni.
LEGGE DI BILANCIO
Il grande interrogativo che aleggia sulle prossime manovre è la scadenza della manovra finanziaria. Prima di fine settembre, infatti, il governo dovrebbe in teoria presentare la Nota di aggiornamento del Def, mentre entro il 15 ottobre va presentato alla Commissione Ue il Documento di bilancio e il 20 ottobre (in realtà il 21, lunedì) la legge di bilancio è attesa alle Camere, che devono approvarla prima del 31 dicembre. L’Ue potrebbe concedere una deroga, giustificata appunto dalla crisi di governo. Ma la predisposizione dei documenti finanziari, nelle scadenze accennate, spetterebbe comunque al governo uscente, in carica per gli affari ordinari. In che clima, in piena campagna elettorale, svolgerebbe questo compito?
LEGGE ELETTORALE
Un piccolo dubbio potrebbe sorgere anche sulle modalità del voto, nel caso in cui – difficile ma non così improbabile – la maggioranza grillina riuscisse con un colpo di spugna a far passare la legge sulla riduzione del numero di parlamentari (345 in meno): in quel caso si andrebbe a votare per eleggere 230 deputati e 115 senatori in meno, con tutte le conseguenze del caso sulle liste e i collegi elettorali. Il voto su quel provvedimento è fissato per il 9 settembre, dunque fuori tempo massimo se le Camere dovessero sciogliersi, ma con un escamotage i 5 Stelle potrebbero riuscire ad anticiparlo, attraverso una richiesta di calendarizzazione urgente.