È arrivato il giorno dello scontato taglio dei tassi della Fed. Ma le critiche già sommergono il povero Jerome Powell, cui il presidente Trump chiede di avere più coraggio e di non limitarsi ad un “modesto” quarto di punto. Un report di Bank of America mette intanto in dubbio l’efficacia della politica espansiva: se, come sta capitando, tutte le banche centrali procedono in questa direzione, l’effetto rischia di essere a somma zero. Non solo queste considerazioni spiegano il pessimismo con cui i mercati si apprestano a valutare il primo tagli del costo del denaro dal dicembre 2008, dopo quasi undici anni di tentativi di ricacciare i fantasmi della crisi finanziaria. Pesano le nuove bordate di Trump contro la Cina, che non ha dato seguito alla promessa di comprare più prodotti agricoli Usa. Non meno inquietante la situazione sul fronte della Brexit o la frenata dell’economia reale, in Europa come in Asia.
APPLE (+5%) COMPENSA IL CALO DELL’ IPHONE
L’unica nota positiva arriva da Apple. I mercati stanno premiando i titoli Apple con un aumento del 5% dopo i conti del trimestre annunciati a Borsa chiusa. Nonostante il calo delle vendite di iPhone, che per la prima volta da sette anni rappresentano meno della metà del fatturato, Apple chiude il trimestre con un giro d’affari di 53,8 miliardi di dollari (+1%), limitando la discesa della redditività, già messa in conto dagli analisti. Funziona la strategia della diversificazione i servizi e i nuovi prodotti (tipo l’iWatch) hanno messo a segno un fatturato di 5,53 miliardi di dollari, in netta crescita. “I prodotti wearable – ha commentato il direttore finanziari Luca Maestri – valgono da soli quanto una società della classifica di Fortune 50”.
Il duello tra Cina e Usa si prolunga nella tecnologia: Huawei, oltre ad annunciare l’esplosione del fatturato (+23% nei primi sei mesi) ha sottolineato ieri che, dal giorno dell’embargo Usa, ha siglato undici accordi per la rete 5 G con altrettanti Paesi.
Le Borse aprono però la giornata in terreno negativo.
Perde colpi il Nikkei a Tokyo (-0,8%) così come l’indice di Shanghai (-0,6%). L’indice Pmi sulla manifattura conferma le difficoltà della congiuntura. Più profondo il calo di Hong Kong -1%, investita dalla crisi politica più grave della sua storia da semi-indipendente.
Soffre la Borsa coreana: il Kospi (-1,3%) ha azzerato i guadagni dell’anno. Samsung Electronics perde il 2,7% dopo aver presentato una trimestrale deludente: gli utili si sono dimezzati, rispetto all’anno scorso, soprattutto a causa della debolezza della divisione cellulari.
Wall Street attende le decisioni sui tassi senza particolare trasporto: Dow Jones -0.09%, S&P 500 -0,26%, Nasdaq -0,24%.
Procter & Gamble sale del 3,8% dopo i conti.
Petrolio ancora in rimonta, sulle aspettative di una discesa delle scorte negli Stati Uniti, il Brent ieri ha chiuso in rialzo dell’1,6%, stamattina si porta a 65,3 dollari.
Tutte giù le Borse europee al termine di una giornata segnata da dati macro negativi, qualche brutta sorpresa sul fronte dei bilanci e l’incertezza sul fronte della Brexit.
CADE MILANO, FRANCOFORTE FA PEGGIO
Piazza Affari scende del 2%, attorno a 21.300 punti, accelerando al ribasso nel finale. Oggi l’Istat annuncerà i dati del Pil del secondo trimestre.
Francoforte -2,18% sotto la pressione dei conti in profondo rosso di Bayer, -4% dopo la trimestrale, sommersa dalle cause per il glifosato, eredità disgraziata dell’acquisizione di Monsanto, e di Lufthansa (-6,02%).
In Germania, in luglio i prezzi al consumo armonizzati con l’Unione Europea sono saliti dell’1,1%, dal +1,5% del mese precedente, contro il +1,2% atteso.
CONSUMI DEBOLI, DELUDE IL PIL FRANCESE
Poco meglio Parigi -1,61%: perde colpi Bnp Paribas (-3%), ma la vera delusione è arrivata dall’andamento del Pil, cresciuto nel secondo trimestre dell’1,3%, contro la previsione di +1,4%. Sotto le attese i consumi, nonostante il taglio alle tasse concesso dal governo Macron dopo la protesta dei gilet gialli.
La Borsa peggiore è Madrid (-2,48%), trascinata da Banco de Santander (-3,7%).
LONDRA -0,5%, NON SI FERMA IL CALO DELLA STERLINA
In rosso anche la Borsa di Londra (-0,57%) nonostante continui la discesa della sterlina. Il cambio si spinge sui massimi da marzo 2017, in rialzo dello 0,6% a 0,917.
Il neo primo ministro britannico Boris Johnson ha dichiarato che la prossima mossa nelle trattative sulla Brexit spetta all’Unione europea, aggiungendo che non vuole lasciare il blocco senza un accordo ma che si è dovuto preparare comunque a tale scenario.
Da quando Boris Johnson è diventato il nuovo premier, la sterlina ha perso il 3,6%, da Brexit il calo è del 28%. Il nodo centrale della contesa resta il confine tra Irlanda ed Irlanda del Nord. Oggi c’è stata una telefonata tra Boris Johnson e Leo Varadkar, il premier irlandese.
SPREAD A 203, BTP A 1,59%
Chiusura debole per il mercato secondario al termine di una seduta dai due volti: buona la risposta all’ asta del Tesoro, prevalenza della lettera negli scambi sul mercato che, in attesa delle decisioni della Fed, teme che la Bce si riveli meno colomba del previsto.
Lo spread con il Bund sul tratto a 10 anni si ferma a 203 punti base dopo un massimo di seduta a quota 209.
In parallelo, il tasso del decennale scambia a 1,59% da 1,58% dell’ultima chiusura e dopo un massimo in mattinata a 1,65%.
Il Tesoro ha assegnato tutti i 7,25 miliardi di euro a disposizione in Btp a 5 e 10 anni e in Ccteu con il rendimento del titolo quinquennale in calo al minimo da aprile 2018 e quello del titolo decennale scivolato al livello più basso da settembre 2016 con un bid to cover (indicatore della forza della domanda) a 1,3 volte.
I CONTI PREMIANO CAMPARI, AMPLIFON E DE LONGHI
Poche le note positive in Piazza Affari. Si ridimensiona il rialzo di Campari (+0,65%) sostenuta dai risultati migliori delle attese (+9% il giro d’affari del semestre). In mattinata il titolo era salito del 5%.
Positiva anche Amplifon (+0,28%). Il risultato netto risulta in crescita del 31,6% rispetto al primo semestre 2018.
Fuori dal paniere principale, spicca il rialzo di De Longhi, che avanza del 6,17%, spinta da un miglioramento di ricavi ed Ebitda nel secondo trimestre che fa ben sperare per la seconda parte dell’anno. L’utile netto è pari a 31,6 milioni di euro, il consensus si aspettava 25 milioni.
GIÙ LEONARDO, MA GLI ORDINI SALGONO
Nella serata di ieri sono stati annunciati i risultati di Leonardo, ieri in caduta del 3,2%: il gruppo della Difesa ha chiuso il periodo aprile-giugno con 6,15 miliardi di euro di nuovi ordini, circa un miliardo di euro in più delle aspettative.
FRENANO BREMBO E PIRELLI, OGGI I CONTI FCA
Continua la stagione nera dell’automotive. Brembo-4% all’indomani della revisione al ribasso dei target del 2019. Kepler Cheuvreux taglia il target price.
Pirelli -3%. ChemChina, China National Tire & Rubber Corporation, Silk Road Fund, Camfin e Mtp hanno raggiunto l’accordo per il rinnovo del patto parasociale sulle azioni Pirelli fino alla primavera del 2023. Confermato il ruolo centrale dell’attuale vicepresidente esecutivo e ad, Marco Tronchetti Provera, nella guida del top management e nella designazione del successore
Fiat Chrysler -4,5% alla vigilia della pubblicazione dei conti. Exor -3,25%.
DOCCIA FREDDA PER FINECO
In rosso anche le banche ed il gestito. Unicredit cede il 3,2%, Bper-3,91%, Ubi -2,83%. Fa leggermente meglio Intesa, che lascia sul terreno l’1,27%.
In sensibile calo Fineco (-4,7%) e Azimut (-2,7%).
Da segnalare il tracollo di Aeffe: -8,9% dopo i conti del trimestre.