Stava per diventare materia di “Chi l’ha visto” piuttosto che dei progammi di cronache sportive. Di Simon Yates, quello che per due settimane aveva incendiato di rosa il Giro d’Italia e che aveva trionfato alla Vuelta, si erano perse quasi le tracce in questo Tour fin dalla crono a squadre di Bruxelles, quando come un signor nessuno si era lasciato sfilare dal treno della Mitchelton Scott trainato dal suo gemello, per poi vagabondare sulle strade si Francia spesso in coda al gruppo, sempre disperso tra le retrovie del gruppo fino ad accumulare oltre un’ora di ritardo dalla maglia gialla.
Peggio, per stare nel club di chi sa vincere una grande corsa atappe, anche di Vincenzo Nibali, che almeno nelle prime tappe aveva dato l’impressione di poter lottare per la top ten se non per il podio prima di andare malinconicamente alla deriva. Ma il folletto di Bury, quando lo si dava per diverso, entra nella fuga del giorno – una quarantina di corridori che come lui non hanno più nulla dire e da fare per la classifica – e dopo che il Col de Peyresourde, aveva fatto la prima selezione, decideva di attaccare sulla Horquette d’Ancizan dalle pendenze più aspre: con Yates resistevano solo l’austriaco Muhlberger e lo spagnolo Pello Bilbao, vincitore di due tappe al Giro all’Aquila e sul Monte Avena: la discesa verso Bagnères-de-Bigorre, 30 km fatti a oltre 60 km all’ora, non rompeva il trio pronto a giocarsi in volata la vittoria nella prima tappa pirenaica.
E Yates, che temeva lo spunto migliore di Muhlberger, era bravo ad affrontare per primo l’ultima curva a sinistra a 200 metri dal traguardo e partire secco spendendo tutte le energie rimaste per cogliere il suo primo successo al Tour che mancava per entrare nel club dei corridori – una settantina – che hanno messo il loro sigillo almeno una volta in tutte le tre grandi corse a tappe. Muhlberger deluso s’è lasciato superare anche da Bilbao. Ora che si è tolto questa bella soddisfazione, Simon Yates ha ribadito di essere venuto al Tour solo per aiutare il gemello Adam – settimo in classifica a 1’47” dalla maglia gialla Alaphilippe – che saputo del successo di Simon era tutto sorridente e disteso nel gruppo dei big – con dentro gli italiani Ciccone, Aru e Caruso – è arrivato a 9’35” dai primi tre.
Una prima tappa sui colli pirenaici che non ha scalfito la leadership di Alaphilippe, lasciando tutto immutato nelle prime venti posizioni in classifica ma che si è trasformata in una giornata tra le più nere per la Bahrain-Merida con il nuovo flop di Nibali arrivato in un gruppo staccato di quasi 19 minuti e con lo strano abbandono dell’australiano Rohan Dennis proprio alla vigilia della crono di 27 km di oggi a Pau in cui l’ex detentore del record dell’ora era dei maggiori favoriti. Ormai i ritardi dello Squalo non fanno nemmeno più notizia: Nibali è scivolato al 44esimo posto a oltre 26 minuti da Alaphilippe. Come Yates, Nibali avrebbe preferito dopo le fatiche del Giro, saltare il Tour e correre alla Vuelta ma il patron della Bahrein-Merida gli ha imposto di essere il leader della formazione impegnata nella Grande Boucle, anche perché ormai era noto che sarebbe stata l’ultima volta per lo Squalo con la maglia del team dell’ex emirato ora regno. NIbali, che ha già deciso di passare la prossima stagione alla Trek-Segafredo, si dice che si senta giorno dopo giorno, sempre più un isolato in casa.
A peggiorare il clima in casa Bahrein-Merida è esploso anche il caso Dennis. Il corridore australiano ha abbandonato la corsa, senza preavvertire nessuno, all’80esimo km della tappa nei pressi del rifornimento, dopo un avvio in cui aveva provato a entrare nella fuga dei 40. Si parla di un litigio fin dalla partenza con il direttore sportivo Gorazd Stangelj. Anche il comunicato del team chiarisce poco o nulla sulle ragioni del ritiro, che non possono essere fisiche essendo le condizioni di Dennis più che normali. “Siamo confusi e delusi – ha dichiarato Stangelj – da quello che è successo perché ci aspettavamo da Rohan un grande impegno nella crono di Pau. Ci siamo fermati con la macchina per cercare una soluzione, gli abbiamo chiesto cosa stava succedendo e mi ha detto che non voleva parlare. E se ne è andato via”.