Amos Genish si è dimesso anche da consigliere di amministrazione di Tim. L’ex amministratore delegato della compagnia di telecomunicazioni italiana, sostituito da Luigi Gubitosi nel novembre 2018, ha lasciato il suo incarico nel Cda. Al suo posto, secondo quanto si apprende da alcune fonti riferite dalle agenzie di stampa, è in arrivo il manager francese Frank Cadoret, direttore generale aggiunto di Canal Plus. Genish era stato voluto dal socio francese di Tim, Vivendi, come amministratore delegato. A novembre scorso era però stato sfiduciato dal consiglio di amministrazione a maggioranza Elliott che poi lo ha sostituito con Luigi Gubitosi.
Ora al suo posto arriva dunque un altro consigliere in quota Vivendi, a testimoniare un rimpasto nel Cda che però non cambia gli equilibri all’interno dello stesso: una sorta di tregua tra Vivendi ed Elliott, che mette fine a una guerra che nell’ultimo anno ha probabilmente distratto il management dai dossier industriali, e che ha contribuito a pesare sul titolo in Borsa, protagonista di recenti minimi storici. Genish intanto ha già un altro incarico: da poche settimane è entrato in Btg Pactual, il gruppo finanziario che è stato anche azionista di Mps. Il manager israeliano si occuperà del progetto di rafforzare l’e-banking sul modello Fineco, ampliando il portafoglio di servizi destinati a utenti business e Pmi. L’incarico iniziale dovrebbe essere quello di Ceo ma non di esclude che il 59enne possa acquisire anche una quota azionaria.
Genish per la sua uscita da Tim incasserà una liquidazione di 4,2 milioni. Il mercato ha accolto con qualche delusione l’esito della riunione del Cda di giovedì che non ha prodotto notizie sul versante dell’integrazione delle reti Tim-Open Fiber. Il presidente di Open Fiber Franco Bassanini ha fatto notare che l’operazione infrastrutturale dovrà avvenire non sulla pressione politica di Governo e Parlamento ma che occorre trovare una soluzione di mercato che soddisfi gli azionisti Telecom e Open Fiber e concili le aspettative in tema di proprietà. “Da quanto traspare – hanno commentato gli esperti di Equita – Tim vuole mantenere la proprietà della rete, sottolineando anche la necessità della convergenza tra rete fissa e mobile, mentre per Bassanini sarebbe auspicabile che Tim rinunciasse al controllo, sul modello di Inwit”. Uno scoglio che il negoziato non è ancora riuscito a superare.
Aggiornato venerdì 28 giugno alle 11:46