Mario Draghi ha acceso il fuoco, ora la fiaccola passa nelle mani del presidente della Fed, Jerome Powell, cui spetta l’onore (e l’onere) di alimentare i fuochi d’artificio delle Borse chiamate a scacciare le ombre della recessione. Intanto, prende velocità in Asia la carica del Toro, scatenata dall’intervento del presidente della Bce e alimentata dalle parole di Donald Trump, che ha confermato che avrà “un lungo incontro operativo” con il presidente Xi al G20. Drogate da queste iniezioni di adrenalina, le Borse d’Oriente proseguono il rally.
VOLA HONG KONG (+2,4%), WALL STREET FESTEGGIA
Nikkei di Tokyo +1,7%, anche se le esportazioni del Giappone sono scese a maggio per il sesto mese consecutivo.
Fa meglio l’Hang Seng di Hong Kong (+2,4%), tornato a fare buoni affari dopo l’ondata di proteste a difesa dello status dell’ex colonia. In grande spolvero anche i listini cinesi. Il Csi 300 di Shanghai e Shenzhen avanza del 2%. Sale il Kospi di Seul (+1%), Sidney (+1%) segna un nuovo massimo.
Clima di festa ieri anche sui mercati Usa: Dow Jones +1,35%, S&P 500 +0,97%. Il Nasdaq ha messo a segno un guadagno dell’1,39%.
Festeggiano in particolare i chip e i colossi della tecnologia. Grande balzo in avanti per Boeing (+5,4%) dopo l’annuncio di un maxi ordine per 24 miliardi per il 737 Max, il velivolo incriminato dopo gli incidenti mortali.
IN RIALZO ANCHE IL PETROLIO, SU SAIPEM E TENARIS
Prende quota anche Il petrolio. Il Brent tratta a 62,2 dollari il barile, in rialzo dello 0,2%. Ieri, dopo la conferma dell’incontro Trump-Xi Jinping, il greggio del Mare del Nord ha guadagnato il 2%.
S’infiammano le quotazioni dei petroliferi. A Piazza Affari Saipem avanza del 3,72%, anche sull’onda del mega merger in Usa tra Keane Group e C&J Energy Service da cui è nato il terzo maggiore gruppo statunitense dei servizi del settore dopo Schlumberger e Halliburton. La transazione, in azioni, vale 1,8 miliardi di dollari, inclusi debiti per 255 milioni. Tenaris +3,18%, Eni +2,06%.
OGGI TOCCA ALLA FED, MA NON CI SARÀ IL TAGLIO DEI TASSI
Con queste premesse i mercati iniziano un’altra giornata campale nell’attesa della conferenza stampa di Jerome Powell alle 19 ora italiana. Il presidente della Fed non ha un compito facile: da un lato deve salvaguardare l’indipendenza della Banca centrale, minacciata dalle pressioni di Trump che ieri ha lanciato, per la prima volta, un attacco alla Bce, accusata di usare l’arma della svalutazione, così come fa la Cina, in funzione anti Usa. Dall’altra parte, deve tener fede all’impegno preso con i mercati nel corso degli ultimi mesi, ponendo le premesse per i due, o forse tre, ribassi dei tassi impliciti nei prezzi dei bond. Il Treasury Note a 10 anni rende il 2,06%.
La maggior parte degli economisti si aspetta la conferma degli attuali livelli di costo del denaro, ma con chiare indicazioni sulla volontà di procedere con un allentamento della stretta, già in luglio.
Questo per quanto riguarda la Fed. E l’Europa? Come si muoverà la Bce dopo che ieri il banchiere centrale ha annunciato che “il programma di acquisto di asset ha ancora uno spazio considerevole” e che “ulteriori tagli dei tassi e misure per mitigare qualsiasi effetto collaterale continuano a far parte degli strumenti a nostra disposizione”?
È molto probabile che al termine della riunione del board del 26
luglio, o al massimo a quella del 12 settembre, il tasso sui depositi
della Bce sarà portato a -0,5% dall’attuale -0,4%. Il mese prossimo, la Banca
centrale potrebbe spostare a fine 2020, ed anche oltre, l’impegno sui
tassi bassi. Al successore di Mario Draghi, potrebbe toccare il compito di far
ripartire il QE nel 2020.
L’euro ieri ha perso lo 0,2% su dollaro,
a 1,119, stamattina è poco mosso.
LO SPREAD CALA A 243 PUNTI, IL DCENNALE FRANCESE SOTTO ZERO
Intanto si è fatto sentire l’effetto sul mercato del debito. Lo spread Italia-Germania sul tratto a 10 anni è sceso a 243 punti base con un minimo a 238, minimo da metà aprile dai 254 della vigilia.
Il tasso del decennale (che ha chiuso a 2,11%) è sceso fino a 2,06%, minimo da maggio 2018 da 2,29%. Il rendimento del decennale tedesco ha toccato un nuovo minimo storico a -0,327%.
Giornata storica per i decennali francesi, scesi sotto la parità a -0,02%, come già capita ad Olanda e Svezia.
Lo stock mondiale di titoli con un rendimento negativo ha superato ieri la soglia dei 12 mila miliardi. I rendimenti di Spagna e Portogallo scendono sotto l’1% fino ai 15 anni.
Il rally ha interessato tutte le parti della curva. Il tasso del Btp a 2 anni è sceso fino a 0,447% da 0,649%, sui minimi da febbraio. Il rendimento del 30 anni è calato fino a 3% da 3,16% della scorsa chiusura, al livello più basso da metà maggio.
A MILANO PRENDONO IL VOLO LE UTILITY
Giornata ruggente anche per le Borse europee. Piazza Affari archivia la seduta con un rialzo dell’indice FtseMib del 2,2% a 21.100 punti.
Anche Parigi e Francoforte hanno messo a segno rialzi superiori al 2% nonostante la brusca caduta dell’indice della fiducia delle imprese, lo Zew, precipitato a -21,1, senz’altro uni dei segnali d’allarme che hanno spinto Draghi ad agire. Madrid +1,19%. Londra +1,17%.
ENEL AI MASSIMI DA 11 ANNI, BANCHE IN RECUPERO
Hanno guidato la corsa le utilities, elettrizzate dal nuovo calo del costo del denaro.
La miglior blue chip è stata Iren: + 5,2% a 2,42 euro. Italgas sale del 4%, A2A +3,4%.
Enel +2,6%, sui massimi da 11 anni a 6,3390 euro. Kepler Cheuvreux alza il target price a 6,8 euro. Il consenso è molto ottimista. Su 31 analisti censiti da Bloomberg, ben 26 consigliano di comprare. Target medio 5,87 euro.
Snam +2,7%. Mediobanca incrementa il target a 4,5 euro.
In deciso rialzo anche Hera (+2,34%), che ha acquisito clienti retail nella distribuzione di energia elettrica e gas di Ascopiave (+4,80%, sui massimi storici). Secondo Equita questa operazione aumenta le probabilità di una fusione fra le due utility.
Le banche, dopo un avvio timido, si sono adeguati all’euforia generale da metà seduta, quando lo spread Btp-Bund si è ristretto al di sotto della soglia a 240 punti.
Intesa Sanpaolo +2,32%, Banco Bpm +3,49% e Unicredit +3,78%. In evidenza anche Ubi (+1,83%). Bper +2,25% dopo che il gruppo Unipol ha incrementato la partecipazione acquistando un ulteriore 1,2% del capitale raggiungendo così il 18,5%.
Nel gestito, spicca Banca Generali (+4,2%), che beneficia ancora delle attese per un’acquisizione in Svizzera.
VOLANO CNH E STM
Tra gli industriali seduta a due facce per Stm, sotto il 2% in mattinata dopo il profit warning di Siltronic che ha trascinato verso il basso i produttori di chip per poi recuperare e chiudere a +3,09% grazie alla riscossa dei chip a Wall Street. Si è fatto sentire anche l’effetto dell’avvio della copertura da parte di SocGen con un giudizio Buy e un target price a 23,60 euro.
Finale in forte rialzo anche per Cnh Industrial, che sale di oltre il 4,72%, al traino della quotazione della divisione veicoli pesanti di Volkswagen.
Recupera il segno più anche Fiat Chrysler (+0,89%). Le immatricolazioni di auto del gruppo in Europa mostrano in maggio una tendenza stabile dopo otto mesi di ribassi. Continuano intanto le trattative tra Nissan e Renault in attesa dell’assemblea del gruppo giapponese: in cambio del sì al nuovo statuto ai francesi sono stati offerti due posti nel nuovo comitato che guiderà la società.