Gli investitori sembrano gradire le novità arrivate venerdì, a mercati chiusi, da Cologno Monzese che porteranno a una delle più grandi rivoluzioni degli ultimi anni nel mercato europeo delle telecomunicazioni. A Piazza Affari il titolo Mediaset guadagna il 5,4% a 2,842 euro, realizzando una delle migliori performance dell’intero listino. Diversa invece la reazione degli spagnoli: a Madrid le azioni Mediaset España perdono il 4,4% a 6,63 euro. Positivo in generale l’andamento dei listini europei sostenuti dalle notizie positive sul fronte commerciale dopo lo stop dei dazi statunitensi sui beni messicani.
IL RIASSETTO: NASCE MFE
Tre giorni fa i consigli di amministrazione di entrambe le società hanno dato via libera alla proposta di riassetto che prevede creazione di una nuova capogruppo. Saranno le assemblea in programma il prossimo 4 settembre a dare il via libera definitivo ad un’operazione che appare già chiara: òa nuova holding nascerà dalla fusione tra Mediaset, Mediaset España e Mediaset Investment NV, società olandese che sarà ribattezzata Mediaforeurope (MFE).
IL CONCAMBIO
La neonata holding sarà quotata sia a Madrid che a Milano e avrà sede fiscale in Italia e sede legale ad Amsterdam. Nell’ambito del riassetto ogni azionista Mediaset riceverà una azione Mfe per ogni titolo posseduto, mentre ogni socio Mediaset España avrà 2,33 azioni della nuova holding per ogni titolo in suo possesso. Perché tanta differenza? Perché le azioni di Mediaset España hanno un valore quasi tre volte superiore a quello dei titoli Mediaset. Nonostante ciò, potrebbe non essere abbastanza. Il concambio stabilito ha fatto storcere il naso ad alcuni analisti, secondo cui “la compensazione” per le azioni spagnole è meno generosa di quella della capogruppo Mediaset. A riprova di ciò contribuisce anche il fatto che la diluzione dei soci del Biscione nella nuova entità sarà inferiore di quella degli spagnoli. Stesso discorso per il prezzo di recesso (6,544 euro) che è calcolato con la media degli ultimi tre mesi, e che è inferiore a diversi target price sul gruppo.
Da sottolineare inoltre che le azioni proprie detenute dalle due società non saranno oggetto di scambio e saranno cancellate alla data della fusione.
Una volta che il riassetto sarà completato, Fininvest avrà in mano il 35,43% di Mfe, ma oltre il 50% dei diritti di voto, Simon Fiduciaria si diluirà al 15,39%, Vivendi al 7,71% e il mercato al 41,47%.
LE STIME E I DIVIDENDI
Secondo le stime diffuse venerdì, la nascita di MFE porterà efficienze e risparmi di costi per circa 100-110 milioni (prima delle imposte) nei prossimi 4 anni (dal 2020 al 2023), corrispondenti ad un net present value di circa 800 milioni di euro. “Sono stime prudenti – ha sottolineato Marco Giordani, cfo di Mediaset, presentando agli analisti l’operazione – vogliamo essere sicuri di realizzarle nei prossimi anni. Cento milioni di euro rappresenta il livello ‘floor’, ma siamo ambiziosi sul fatto di ottenere più risparmi e di creare più valore”. Giordani ha poi spiegato che il passaggio successivo riguarderà invece molte altre opportunità di sviluppo “soprattutto sul fronte dei ricavi”: “Non vogliamo rivelare” altro rispetto a questo in questo momento, ha concluso Giordani precisando che l’obiettivo e’ diventare “più grandi e internazionali”.
A fusione avvenuta, MFE distribuirà ai propri azionisti un dividendo di 100 milioni di euro e avvierà un piano di acquisto di azioni proprie per totali 280 milioni di euro. Nell’ambito della presentazione dell’affare agli analisti, è stato specificato che la politica dei dividendi di MFE prevede di erogare agli azionisti “non meno del 50% degli utili netti consolidati annui” attraverso dividendi ordinari o altre modalità.
VIVENDI E IL RECESSO
L’operazione è ovviamente condizionata da alcuni paletti, primo tra tutti: le richieste di recesso che gli azionisti dovranno presentare non dovranno superare i 180 milioni di euro. In ogni caso, i soci che non concorreranno all’approvazione della delibera assembleare di fusione spetterà il diritto di recesso che prevede il riconoscimento di 2,770 euro (6,5444 euro per Mediaset España) per ogni azione detenuta.
Le cifre avevano subito fatto pensare a Vivendi: se i francesi esercitassero il diritto di recesso sulla propria quota (9,6%), l’ammontare complessivo da riconoscere a Vivendi (circa 300 milioni) sarebbe ben superiore al tetto massimo di 180 milioni di euro indicato come condizione sospensiva dell’operazione. “Credo sarebbe un po’ irrazionale” per Vivendi non partecipare all’operazione MFE ed esercitare il recesso sia da un punto di vista finanziario sia da un punto di vista strategico-industriale, “ma è una loro scelta”, ha detto Marco Giordani, cfo di Mediaset, rispondendo a una domanda da parte di un analista a proposito della posizione di Vivendi. Giordani ha ricordato come “dal punto di vista tecnico Vivendi può esercitare il diritto di recesso”, tuttavia “credo che saranno intenzionati a prendere parte al progetto”.