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La fabbrica del futuro: in Italia l’87% userà robot entro il 2022

Report di Boston Consulting – Entro i prossimi tre anni 9 imprese italiane su 10 useranno robot di seconda generazione, ma solo 2 su 10 hanno adottato strategie per prepararsi al cambiamento digitale. Cina e India all’avanguardia, ma anche Germania e Francia sono in pole position

La fabbrica del futuro: in Italia l’87% userà robot entro il 2022

Le imprese italiane si preparano ad un futuro che è ormai dietro l’angolo. Entro i prossimi 3 anni, 9 imprese su 10 useranno robot di seconda generazione e sistemi che automatizzeranno la loro attività produttiva. Parliamo di macchinari e dispositivi capaci di prendere decisioni e compiere azioni autonomamente, adattandosi ai business plan, alle condizioni ambientali e ai cambiamenti necessari nelle strategie di produzione.

Questo il dato più rilevante contenuto nell’ Advanced Robotics in the Factory of the Future, l’indagine condotta da Boston Consulting Group su 1314 dirigenti di imprese produttive di 12 Stati diversi, tra cui l’Italia. Lo studio sottolinea però che nonostante l’enorme potenziale garantito dalla robotica sia ormai sotto gli occhi di tutti, dirigenti d’impresa compresi, sono ancora poche le aziende che hanno cominciato ad adottare strategie che consentano di sfruttare a dovere queste potenzialità e soprattutto di prepararsi agli stravolgimenti che l’adozione delle nuove tecnologie comporterà.

Tornando ai dati, più di un dirigente su due (il 52% per l’esattezza) a livello globale crede che la robotica diventerà una parte essenziale della produzione industriale entro il 2025. Non solo l’86% delle imprese internazionali, in media, utilizzerà robot di seconda generazione nel proprio sistema produttivo entro tre anni. E in Italia? Nel nostro Paese la percentuale sale addirittura all’87% e supera quella rilevata in Giappone (72%), UK (75%) o USA (80%). Ancora più “robotizzate” saranno invece Germania e Francia (92%) Cina (96%) e India (97%).

Questo processo di robotizzazione e innovazione, ormai considerato inevitabile, fa sorgere da anni la stessa domanda: quale sarà il futuro dei lavoratori che al momento svolgono quelle mansioni che nei prossimi anni diventeranno prerogativa dei robot?  “Il modello di produzione abilitato dalla robotica avanzata produrrà una riqualificazione della forza lavoro e una nuova organizzazione della fabbrica – sostiene Jacopo Brunelli, partner e managing director di BCG -. Aumenteranno i dipendenti più qualificati e con conoscenze interdisciplinari in grado di gestire i processi produttivi automatizzati; diminuirà, invece, la domanda di forza lavoro tradizionale. Rispetto al modello tradizionale, con poche persone al vertice e una base di operai che svolgono attività semplici e ripetitive, la fabbrica intelligente del futuro avrà una gestione più orientata alla motivazione, al lavoro di squadra e per obiettivi”. Riassumendo: il lavoro cambia, si evolve, ma non si perde.

Bisogna inoltre considerare che la volontà di automatizzare la filiera produttiva nei prossimi tre anni potrebbe scontrarsi con una realtà ben diversa. Se i dirigenti si dimostrano di essere consapevoli dei cambiamenti in atto nei processi produttivi a causa dell’inserimento di sistemi avanzati di robotica, solo un’impresa su dieci (11%), ad oggi ha già introdotto con successo i robot di nuova generazione nelle fasi produttive e solo il 20% ha stabilito un piano per convertire la produzione nei prossimi 3-5 anni. Le imprese potrebbero dunque non stare al passo con uno sviluppo tecnologico che potrebbe stravolgere la loro attività, incidendo in maniera preponderante su business e fatturato.

“Non si può più prendere tempo, i cambiamenti avverranno in fretta ed è questo il momento di definire i passaggi per la completa trasformazione digitale della produzione. Per vincere le sfide dei prossimi anni, secondo BCG le imprese devono cominciare ad adottare i processi della trasformazione digitale, seguendo tre linee guida: definire il proprio obiettivo complessivo, acquisire competenze al proprio interno e dotarsi di un’immagine di insieme che rappresenti il funzionamento dell’intero sistema produttivo. Solo così sarà possibile beneficiare del progresso tecnologico e sbloccare il potenziale inespresso”, conclude il report di Boston Consulting Group.

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