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Rinnovabili: l’Italia ha norme sotto la media europea

Indagine di BayWa r.e. e di RE-Source, impietosa sul complesso di leggi e regolamenti – Il governo Lega-Cinquestelle aveva promesso procedure più snelle, ma i manager non ci credono.

Rinnovabili: l’Italia ha norme sotto la media europea

Energia pulita per l’Europa: troppe norme. E’ un avviso ai governi l’ultimo Report di BayWa r.e. e della piattaforma RE-Source. Quello italiano, più di tutti, se vuole essere coerente con le mille dichiarazioni rilanciate, rifletta sui dati e ascolti le imprese che hanno perso fiducia. Gli stop & go dei governanti di Roma sono il contrario di quanto hanno dichiarato 1200 decision maker di tutti i paesi europei. E’ tutto scritto nel Report delle due organizzazioni. Gli intervistati, rappresentanti di aziende medio- grandi, sono tutti sensibili a rinnovare i processi di lavorazione e ricorrere all’uso di fonti rinnovabili. Lavorano nel Regno Unito, in Germania, Italia, Spagna, Francia e Polonia. La stragrande maggioranza segue con attenzione il passaggio alle rinnovabili.

Ma vorrebbero che le cose fossero più semplici. Dappertutto. E l’Italia è punto di osservazione speciale. Mentre le major energetiche – Enel, Eni, Edison, Hera – investono fior di milioni per innovare e crescere, nei luoghi delle decisioni si scrivono e riscrivono norme e regolamenti. Non di rado ci si nasconde dietro i regolamenti europei per coprire indecisioni e, purtroppo, anche qualcos’altro. E’ evidente che nelle aziende ci sia delusione. Un bel dato del Report è l’89% degli intervistati che approva che le aziende debbano avere un ruolo indiscutibile nella transazione energetica. Due terzi dicono che gli sforzi delle loro imprese sono bloccati da montagne di codicilli legislativi “L’America first” di Donald Trump, che in tema di rinnovabili non ha nulla da insegnare a nessuno, è comunque distante. Hai soldi da investire? – è il messaggio che viene fuori dall’indagine europea – fai prima i conti con le regole del tuo Paese. I bilanci e le strategie commerciali sono vincenti per il 90% di chi ha risposto alle domande, l’analisi dei costi, però, è spietata. Come fai a reggere un business plan se non puoi essere veloce? Il 44% degli  intervistati mette l’accento sui lunghi periodi di ammortamento degli investimenti. E i soldi presi in prestito dalle banche costano. 

La responsabilità di tutto è soltanto politica. E per quel che riguarda l’Italia  è frammentata dal centro alla periferia. Tutti hanno diritto a dire la loro su eolico, pannelli solari, cabine, centraline. Il contratto di governo Lega-Cinquestelle, ridotto ormai a sbiadito opuscolo propagandistico, riportava interventi e sostegni economici rimasti tranquillamente in quelle pagine. Solo un anno fa i nuovi arrivati al potere facevano credere di poter dare lezioni agli altri. Avrebbero azzerato e snellito procedure e autorizzazioni a beneficio delle fonti non inquinanti. Cosa dice oggi chi doveva godere anche di questa speranzosa rivoluzione nata dai meet-up di Beppe Grillo? Cosa hanno ottenuto i plaudenti sostenitori della Lega sulla filiera energetica? Unicamente che Salvini si dichiari favorevole ai gasdotti? Il tema sono le leggi. E chi gestisce le aziende ha dichiarato che l’Italia ha il quadro normativo sulle rinnovabili più inefficace di tutti. E’ sotto la media europea. Una bocciatura netta, a dieci giorni dal voto per il Parlamento europeo.  

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