Giudizio dell’autore: 3/5
Il male allo stato puro, l’orrore nella sua apparente “normalità”, il diavolo con sembianze umane come spesso lo abbiamo visto e lo vediamo ogni giorno, questa la vera storia di un serial killer al quale sono stati addebitati oltre 30 omicidi che ci viene raccontata nel film di questa settimana: Ted Bundy – Fascino criminale firmato alla regia dall’esordiente Joe Berlinger. Si tratta di un genere di racconto, il cosiddetto true crime e legal story che riporta direttamente, prima ancora che al racconto cinematografico, alla natura umana, in quegli aspetti profondi, oscuri, a tal punto da risultare difficilmente comprensibili se non con strumenti propri della criminologia forense, della psicanalisi, della psichiatria. La storia, come pure la cronaca quotidiana, ci ricordano costantemente quanto gli individui possano essere in grado di esercitare malvagità fisiche e psicologiche al di fuori di ogni possibile immaginazione. Si dice spesso, infatti, che la realtà è in grado di superare la fantasia.
Ted Bundy è stato uno degli assassini seriali più famoso degli Stati Uniti durante gli anni tra il 1974 e il 1978. In quel periodo, oltre 30 giovani donne vengono trovate orrendamente uccise e mutilate. Bundy aveva 27 anni e alle spalle una storia familiare complessa, difficile, e i sospetti si indirizzano su di lui a seguito di una telefonata anonima alla polizia che, si verrà a sapere successivamente, è stata fatta dalla sua fidanzata che aveva iniziato a sospettare di lui. Il personaggio è di aspetto piacente, frequenta l’università dove adesca la sue vittime, studia legge e in tribunale si difenderà da solo proclamando la sua innocenza. Il suo caso sarà tra i primi nella storia della televisione ad assumere un valore mediatico rilevante e le udienze del suo processo verranno trasmesse in diretta.
Questo tema avrebbe potuto avere migliore fortuna nel film: perché il pubblico della televisione è tanto attratto da storia di malvagità, di crimini efferati, di violenze inaudite? Invece se ne parla, si avverte lo spunto problematico, ma rimane tutto sul fondo della struttura narrativa finalizzata a “comprendere” il personaggio e di coloro che credono in lui. Il film infatti si sofferma a lungo prima, parzialmente, con la sua fidanzata ufficiale, poi sostanzialmente con una sua vecchia amica con la quale avrà poi un figlio concepito dietro le sbarre e, infine, con le sue “fans” che seguiranno il suo processo sostenendone la sua innocenza.
La pellicola è complessa, mette in circolo riflessioni, dubbi e timori mai completamente risolti. Del resto, non è stata mai completamente compresa l’origine, la natura del male assoluto che accompagna la storia dell’umanità e non si può certo chiedere ad un regista, ad uno sceneggiatore, ad un attore, di risolvere questioni di tale portata. Cosa porta un essere umano a commettere tanta atrocità (è sufficiente ricordare una volta per tutte il nazismo e lo sterminio di massa degli ebrei)? Cosa contiene la sua mente, quali oscuri pensieri si agitano nel mentre solleva la mano pronta a colpire ed uccidere un altro essere umano? La psichiatria potrebbe semplificare riducendo tutto ad uno stato alterato della mente e diagnosticare schizofrenia acuta e violenta.
Forse non basta. Ma, appunto, al cinema non si può chiedere di più. È sufficiente apprezzare l’intenzione di ricordare che il malvagio, il diavolo, non è molto distante da noi. Talvolta è dietro l’angolo, nel vicino insospettabile, nella “brava persona che non avrebbe mai fatto male ad una mosca”. Ted Bundy è stato giustiziato sulla sedia elettrica nel gennaio del 1989. Come lui, negli Stati Uniti hanno “operato” bel altri serial killer: il più famoso, tuttora detenuto all’ergastolo, ha confessato oltre 70 omicidi. Che pure, nella letteratura di genere, questo tipo di persone siano di cittadinanza USA è ancora tutto da capire. In Europa però, come abbiamo scritto, abbiamo avuto il campione assoluto in questo senso, Adolf Hitler.
Ted Bundy, comunque è un film interessante e il giovane regista ha dato prova di conoscere il mestiere. Gli attori, Zac Efron e Lily Collins insieme al solido John Malkovich reggono benissimo il ruolo. Merita il biglietto.