I socialisti di Pedro Sanchez si affermano come il primo partito di Spagna nelle elezioni politiche nazionali del 28 aprile, raccogliendo oltre il 28% dei voti con una spettacolare rimonta che frena la destra. Ma – questo è il risultato della consultazione – il risultato non basta a governare in Parlamento: ai socialisti vanno infatti 123 seggi, molti meno dei 176 che servono per la maggioranza Congresso dei deputati (dove i seggi sono in tutto 350).
“Il Psoe ha vinto le elezioni e con questo ha vinto il futuro e ha perso il passato”, ha commentato Sanchez, che ha così ottenuto quel mandato popolare che gli è sempre mancato, essendo arrivato alla guida dell’esecutivo dopo la caduta del governo guidato dal popolare Mariano Rajoy, travolto dagli scandali.
Oltre al successo del Psoe, il voto spagnolo – che ha segnato un record di partecipazione alle urne, con un’affluenza del 75,7% – registra la secca sconfita dei Popolari, che hanno raccolto solo il 16,7% dei voti e 66 seggi (il minimo storico), mentre per la prima volta entra in Parlamento con il 10% dei voti e 24 seggi l’ultradestra di Vox, che ha però ricevuto meno consensi delle previsioni. Deludente anche il risultato di Ciudadanos (15,8% e 57 seggi) che tuttavia ha raccolto più consensi di Podemos (14,3% dei voti, 35 seggi).
Dopo il successo elettorale, ora il problema dei socialisti e della Spagna è la formazione di una maggioranza di governo, cosa che il Psoe – che ha recuperato forze anche in Catalogna – cercherà nelle prossime settimane di fare tentando di raccogliere voti in Parlamento a sinistra con l’alleanza con Podemos e con gli indipendentisticatalani di sinistra di Erc, che avrebbero conquistato 15 seggi.
La navigazione del nuovo governo spagnolo non sarà semplice, ma l’esito del voto è un buon segnale contro la destra e contro il sovranismo in vista delle elezioni europee di fine maggio.