I francesi dovrebbero lavorare di più, per produrre di più e consentire di finanziare futuri tagli alle imposte. E’ questa una delle risposte, probabilmente quella che farà più discutere, trovata dal presidente francese Emmanuel Macron al termine del Gran Débat, il confronto tra cittadini e istituzioni (su social, tv, ma anche dal vivo nei comitati cittadini appositamente istituiti) che ha animato gli ultimi tre mesi della scena pubblica transalpina. Un dialogo reso necessario dalle proteste dei gilets jaunes e che il presidente ha deciso di rendere ufficiale, consentendo ai cittadini di tutto il Paese di esprimersi sui grandi temi dell’attualità politica ed economica: dai salari all’ambiente, dalle tasse all’immigrazione. Macron avrebbe dovuto svelare i risultati di questa grande consultazione proprio la sera dell’incendio di Notre-Dame, ma si è preso giustamente un’altra settimana di tempo, approfittando anche della Pasqua, per lasciarsi alle spalle lo choc: parlerà in diretta tv solo giovedì, 25 aprile.
Intanto però dalla stampa francese sono emersi alcuni punti caldi che saranno inevitabilmente affrontati giovedì: se da un lato è evidente che il presidente, a poche settimane dalle elezioni europee, farà delle concessioni alla popolazione, dall’altro pare che l’inquilino dell’Eliseo voglia anche cogliere l’occasione per chiedere anche lui qualcosa ai suoi concittadini per il bene della Francia. E quel qualcosa sarebbe di lavorare di più: lavorare più ore, produrre di più, in modo da poter finanziare le probabili promesse di un alleggerimento della pressione fiscale. Insomma Macron vorrebbe che il confronto – a quanto pare proficuo – dalla fase teorica proseguisse anche in quella pratica, e cioè che gli stessi cittadini contribuissero ai cambiamenti che pretendono dalla politica. Il terreno a Macron è stato preparato nell’ultimo mese da ripetute esternazioni di suoi ministri, anche loro insistenti sulla necessità di lavorare di più, anche se piuttosto sul discorso di posticipare l’età pensionabile, allungando la vita lavorativa.
Quello che chiederà Macron invece è anche e soprattutto di lavorare più ore: non per guadagnare di più, ma per evitare che le tasse rimangano alte o per scongiurare che lo Stato sia costretto ad aumentarle. Dal punto di vista economico la proposta ha un senso, ma da quello politico è decisamente rischiosa: come la prenderanno i francesi, in un Paese dove vige la regola (salvo deroghe convenzionali o collettive) secondo la quale un lavoratore deve lavorare non più di 35 ore alla settimana? Il dibattito si annuncia infuocato, anche se per ora i sondaggi non rilevano una indignazione “bulgara” nei confronti della proposta. Secondo Ifop, “solo” il 54% dei francesi è contrario, anche se nel sondaggio sono stati interpellati anche i pensionati, che dal loro punto di vista sollecitano qualsiasi soluzione che metta al sicuro le casse pubbliche e dunque le loro pensioni. Non sono stati così negativi però nemmeno i giovani under 35, che chiedono di lavorare “diversamente” ma non di meno.
Quel che è certo è che la causa per Macron sarà difficile da perorare, e stando alla stampa transalpina sta facendo discutere all’interno della stessa maggioranza di governo. La Francia è già ferita da mesi di feroci proteste dei gilets gialli e dal lutto nazionale per quanto accaduto alla cattedrale parigina, e forse questo non è il momento ideale per chiedere sacrifici, a poche settimane dal voto europeo. Intanto il Partito socialista e gli altri schieramenti di sinistra, così come Marine Le Pen, hanno già detto che voterebbero contro una misura di questo tipo. Si esprimerebbero invece a favore i Repubblicani, il principale partito di centrodestra.