Mercati finanziari in ribasso al termine di una mattinata segnata dall’intervento del numero uno della Bce. Piazza Affari ha virato in ribasso (-0,22% sotto quota 21.100), Madrid -0.08%. In rosso anche Parigi (-0,40%) e Francoforte (-0,32%). Londra -0,30% mentre la sterlina resta in attesa dei nuovi sviluppi sul fronte Brexit.
Anche Mario Draghi, in sintonia con quanto sostenuto dalla Fed, è sceso dunque in campo assicurando la protezione dell’istituto contro il rischio recessione. Parlando a Francoforte, il presidente della Bce ha ribadito che “è ancora necessario un sostanziale accomodamento monetario per assicurare il percorso di convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo di lungo termine. Dobbiamo riflettere – ha aggiunto – su eventuali misure in grado di preservare le implicazioni favorevoli dei tassi bassi, mitigando gli effetti negativi, nel caso si manifestassero”. La Bce, insomma, è pronta a rinviare ulteriormente un eventuale rialzo dei tassi di interesse se necessario.
Nuovi segnali di allarme sono intanto arrivati dalle previsioni del Centro Studi Confindustria: l’economia italiana è prevista sostanzialmente in stagnazione quest’anno (crescita zero) e in esiguo miglioramento nel 2020 con una crescita dello 0,4%. Rispetto alle previsioni di ottobre la crescita per quest’anno è stata rivista nettamente al ribasso (0,9 punti): tre quarti da minore domanda interna, un quarto da quella estera.
A peggiorare la situazione sono anche le anticipazioni sulle nuove stime governative per crescita e debito che dovrebbero essere contenute nel Def. Peggiora di riflesso il mercato dei titoli di Stato: lo spread schizza a 260 punti (da 249), al massimo da fine febbraio. Il rendimento del decennale a 2,54% (da 2,45%). Intanto, il Bund sale: il suo rendimento scende a -0,05%, sui minimi da ottobre 2016.
Stamane il Tesoro ha piazzato 6 miliardi di euro di titoli a sei mesi a fronte di richieste che hanno raggiunto 9,557 miliardi di euro e un rapporto di copertura pari a 1,59. Il rendimento medio si è attestato a -0,062%, 6 punti base in meno rispetto all’asta precedente del 26 febbraio scorso.
Il governo, per contrastare la discesa, sembra orientato a presentare una manovra espansiva in grado di avere un effetto positivo di circa lo 0,15% sul Pil 2019.
Il petrolio, salito ieri di oltre l’1%, stamattina tratta a 67,9 dollari il barile, -0,1%. Saipem -0,4%.
Positivo l’oro, a 1.318 dollari.
In Piazza Affari torna a brillare la stella di Fiat Chrysler (+3,13 a 13,50 euro). Il Financial Times scrive stamattina che nel giro di un anno, o poco più, dall’aggregato Renault–Nissan, in via di ristrutturazione dopo la tempesta che ha investito Carlos Ghosn, potrebbe arrivare l’offerta per il gruppo che fa capo ad Exor. Per il momento la casa francese lavora alla fusione con la sua partecipata giapponese. Nel listino francese, il titolo della casa auto è in rialzo dell’1%.
Tengono le banche grazie al sostegno delle parole di Draghi. Unicredit (+1%) ha avviato il processo di dismissione di 2,4 miliardi di euro di crediti in sofferenza.
Banco Bpm (+1,3%) e Ubi Banca (+0,2%) potrebbero vendere le loro quote in Nexi, approfittando dello sbarco in Borsa della società dei pagamenti ad una valutazione compresa tra 7,1 e 8,1 miliardi di euro. Rallentano le utilities. Enel -0,8%. A2A -0,6%. Iren +0,2%. Dal primo aprile a fine giugno le bollette luce e gas saranno meno care, è l’indicazione dell’Autorità dell’Energia. Si tratta di un aggiustamento temporaneo, dovuto al clima, non è una revisione del sistema tariffario.
Tim -0,4%. Il Cda di domani, convocato per esaminare le contestazioni di Vivendi sulla governance è stato rinviato a dopo l’assemblea del 29 marzo, dice Reuters.