Ormai ci siamo: i primi tagli alle pensioni scatteranno da aprile, mentre la stangata del conguaglio arriverà soltanto a giugno, cioè – strategicamente, per Lega e M5S – dopo le elezioni europee del 26 maggio. La conferma è arrivata con una delle ultime circolari Inps, la numero 44 del 22 marzo.
Ma vediamo di ricapitolare tutta la storia.
Con l’ultima legge di Bilancio, il governo ha bloccato l’indicizzazione delle pensioni nel triennio 2019-2021. Significa che gli assegni previdenziali non saranno rivalutati in proporzione all’aumento dei prezzi, misura normalmente usata per proteggere il potere d’acquisto dei pensionati dall’inflazione.
BLOCCO INDICIZZAZIONE PENSIONI 2019: I 7 SCAGLIONI
Il blocco però non è totale: prevede sette scaglioni. Eccoli.
- 100% di indicizzazioni per le pensioni fino a 3 volte il minimo Inps (1.522 euro lordi al mese);
- 97% di indicizzazione sulla parte eccedente le 3 volte e fino a 4 volte il minimo (da 1.522 a 2.029 euro lordi al mese);
- 77% di indicizzazione sulla parte eccedente le 4 volte e fino a 5 volte il minimo (da 2.029 a 2.537 euro lordi al mese);
- 52% di indicizzazione sulla parte eccedente le 5 volte e fino a 6 volte il minimo (da 2.537 a 3.044 euro lordi al mese);
- 47% di indicizzazione sulla parte eccedente le 6 volte e fino a 8 volte il minimo (da 3.044 a 4.059 euro lordi al mese);
- 45% di indicizzazione sulla parte eccedente le 8 volte e fino a 9 volte il minimo (da 4.059 a 4.566 euro lordi al mese);
- 40% di indicizzazione sulla parte eccedente le 9 volte il minimo (cioè superiori ai 4.566 euro lordi al mese).
Le fasce sono costruite in base all’importo della pensione minima 2018 (pari a 507,42 euro) e non a quella prevista per il 2019 (pari a 513,01 euro).
QUANTI SOLDI PERDONO I PENSIONATI?
Tutto questo permetterà allo Stato di risparmiare 2,5 miliardi di euro in tre anni, soldi che saranno usati per finanziare altre misure, a cominciare da quota 100.
E per i pensionati cosa cambierà? Secondo l’Inps, i tagli colpiranno 5,6 milioni di assegni, poco meno di un terzo del totale (circa 16 milioni). Per oltre la metà delle posizioni interessate (2,6 milioni), la riduzione media sarà insignificante, appena 28 centesimi lordi al mese. Ma per tutti gli altri il taglio potrà arrivare a diverse decine di euro al mese, fino a un massimo di circa 200 euro.
PERCHÉ SERVE ANCHE UN CONGUAGLIO?
Il blocco all’indicizzazione delle pensioni non è una novità: esiste dai tempi del governo Letta. Ora, è vero che i sette scaglioni varati dall’Esecutivo gialloverde sono meno penalizzanti del meccanismo in vigore dal 2013 al 2018, tuttavia, se i pentaleghisti non fossero intervenuti, dal 2019 sarebbe tornato in vigore il vecchio schema di indicizzazione, che prevedeva solo due scaglioni:
- 90% di indicizzazione sulla parte eccedente le 3 volte e fino a 5 volte il minimo;
- 75% di indicizzazione sulla parte eccedente le 5 volte il minimo.
È qui l’amara sopresa. Le nuove percentuali stabilite dal governo gialloverde dovevano entrare in vigore a gennaio, ma la burocrazia italiana ha tempi lenti, per cui in questi primi mesi del 2019 i pensionati hanno ricevuto un assegno più alto del dovuto, calcolato con il vecchio sistema a due scaglioni.
Di qui l’esigenza di un conguaglio. L’Inps deve riprendersi i soldi in più versati fra gennaio e marzo e lo farà retroattivamente, in un unico prelievo. I soldi che i pensionati dovranno restituire forzatamente non sono moltissimi (circa 170 euro l’anno per le pensioni di poco superiori ai 2mila euro al mese), ma insieme al taglio dell’indicizzazione rischierebbero di mettere in cattiva luce i partiti di maggioranza in un momento assai delicato. È per questo che il conguaglio scatterà soltanto a giugno, dopo le elezioni europee.
LA REAZIONE DEI SINDACATI
I sindacati annunciano battaglia: “Il primo di giugno è prevista una manifestazione unitaria Cgil, Cisl e Uil – annuncia il segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti – Noi siamo contrari sia al blocco della perequazione che al conguaglio da 100 milioni. Per non parlare di due miliardi e mezzo che si recuperano in totale con i tagli da qui al 2021, e non dalle pensioni d’oro, ma da quelle medio-basse. Chiediamo una tassazione fiscale equa: anche senza questo intervento i pensionati hanno una tassazione più penalizzante, perché non hanno tutti i vantaggi fiscali dei lavoratori dipendenti”.
Con il taglio all’indicizzazione, aggiungono Spi, Fnp e Uilp, “verranno sottratte somme a chi ha lavorato una vita e non ha alcuna colpa. Se si sostiene che si tratta di pochi soldi, che li lascino allora ai pensionati senza sottoporli all’ennesima rapina”.