Tim cerca la risalita in Borsa dopo il brusco stop alla crescita del titolo. A Piazza Affari le azioni salgono dello 0,08%, a 52,04 centesimi, spinte dal nuovo endorsement alla linea anti-Vivendi portata avanti dal Fondo Elliott. Il proxy advisor Frontis ha infatti consigliato di votare contro le proposte di Vivendi – revoca di cinque membri dell’attuale Cda di nomina Elliott e ripristino dei 5 consiglieri estromessi nel maggio 2018 – all’assemblea Tim del 29 marzo. A metà giornata il titolo ripiega anche sulla scia delle indiscrezioni di stampa che indicano per giovedì un Cda di risposta alle recenti decisioni del collegio sindacale.
Frontis sottolinea che “nonostante le preoccupazioni riguardanti possibili asimmetrie di informazione all’interno del consiglio di amministrazione e la mancanza di indipendenza dei consiglieri che hanno partecipato a riunioni separate, abbiamo preoccupazioni ancora più serie sul tentativo di Vivendi di riprendere il controllo del board di Telecom Italia“. In particolare, spiega Frontis, “a causa dei conflitti di interessi di Vivendi e delle cattive pratiche di governance messe in pratica quale principale azionista di Telecom Italia: opposizione all’eliminazione delle azioni di risparmio, nomina del Chief Value and Efficiency Officer di Vivendi quale capo della divisione Procurement di Telecom e approvazione di transazioni con parti correlate senza le necessarie procedure”. Per questo “raccomandiamo agli azionisti di opporsi alle proposte di Vivendi”.
La presa di posizione di Frontis arriva il giorno dopo l’analoga raccomandazione arrivata da un’altro proxy advisor, Iss. Le due segnalazioni non fanno che scaldare ulteriormente l’atmosfera in vista dell’assemblea del 29 marzo. La stessa Cassa Depositi ha fermato gli acquisti sul capitale Tim che hanno ormai raggiunto la quota dell’8,7% del capitale. L’attesa del mercato era che salissero fino al 10%, come il gruppo guidato da Fabrizio Palermo aveva annunciato in precedenza. Evidentemente, però, Cdp reputa al momento sufficiente la quota raggiunta e ha rallentato la pressione sul titolo.
Sia Iss che Fontis sono dei consulenti a cui i fondi guardano per prendere le proprie decisioni di voto in assemblea. Secondo Iss, non sarebbero tanto economiche le ragioni per le quali non è da appoggiare la richiesta di Vivendi quanto piuttosto il fatto che continui avvicendamenti nel vertice finiscono per nuocere alla conduzione aziendale. Come dire, meglio interrompere il braccio di ferro e imboccare la via di una navigazione meno accidentata.