“Andate a letto con il santino di Francesco Molinari e baciatelo prima di dormire”. L’entusiasmo di Alessandro Bellicini, commentatore di Golf Tv, è l’entusiasmo di tutto il golf italiano per una nuova, fantastica impresa del campione torinese: la vittoria all’Arnold Palmer Invitational, ieri, a Orlando in Florida.
Molinari ha chiuso con un totale di 276 colpi, 12 sotto il par: stellare l’ultimo giro in 64 (-8). Partito in ritardo di un bel gruzzolo di colpi nelle 18 buche conclusive, ha risalito la classifica un birdie dietro l’altro, grazie al suo gioco lungo impeccabile e a un putt perfetto. L’imbucata alla 18 è stata un’opera d’arte, il tocco di classe di un campione che ha tutti i numeri per vincere ancora molto.
Sul percorso del Bay Hill Club & Lodge (par 72) Molinari ha firmato il suo secondo titolo sul circuito Usa, dopo quello nel Quicken Loans National (2018), superando l’inglese Matthew Fitzpatrick, secondo con 278 (-10), l’amico e compagno di Ryder, Tommy Fleetwood, lo spagnolo Rafa Cabrera Bello e il coreano Sungjae Im, terzi con 279 (-9). Fra gli inseguitori, rimasti a bocca asciutta, anche Rory McIlroy, vincitore lo scorso anno di questa prestigiosa gara, voluta dal grande Arnold Palmer, scomparso nel 2016.
Si tratta dell’ottava vittoria in carriera del 36enne, nel cui palmares figurano anche un major (Open Championship, 2018) e cinque tornei dell’European Tour. Le fatiche di Molinari sono state ricompensate con un assegno da 1,6 milioni di dollari, grazie al quale l’azzurro dovrebbe passare da numero 10 a numero 6 nel ranking mondiale. Nella Fedex, la graduatoria del circuito americano, Chicco compie un balzo di 130 posizioni, passando da numero 151 a 20.
“Non ho usato strategie o piani di gioco particolari – ha commentato con la solita modestia Molinari – ieri mi sono reso conto che i green sarebbero diventati duri e veloci e che ci sarebbe voluto un putter caldo come quello che ho avuto oggi. Nei giorni scorsi avevo accusato delle difficoltà, ma ero comunque riuscito a darmi delle opportunità e a non rimanere troppo indietro, ma non avrei mai pensato di poter fare un giro come quello di oggi. No so quale parte del mio gioco mi dia la possibilità di ottenere score così bassi. Credo che tutto questo sia solo il frutto del grande lavoro fatto in inverno, sia sull’aspetto tecnico, che su quello mentale”.