Il Costa Rica è una piccola nazione latinoamericana che conta poco meno di 5 milioni di abitanti e possiede caratteristiche atipiche rispetto a quelle dei Paesi limitrofi, sia per un’invidiabile stabilità politico-istituzionale sia per la scelta, compiuta nel 1949, di abolire il proprio esercito decidendo così di investire una gran parte delle risorse pubbliche su istruzione e tutela dell’ambiente. Negli ultimi due decenni il Paese è inoltre riuscito a cambiare il proprio modello di sviluppo passando da un export dipendente quasi esclusivamente da prodotti agricoli come frutta tropicale e caffè a vendite molto più diversificate, con prodotti ad alta intensità tecnologica afferenti a svariati settori come dispositivi medici ed aerospaziali, inserendosi così nelle catene globali del valore, in particolare quella statunitense. Dagli USA proviene oltre il 50% degli IDE, i cui flussi negli ultimi dieci anni sono stati pari, in media, al 6% del PIL.
Un forte incentivo all’attrazione di capitali nel Paese è arrivato dall’introduzione delle Zone Franche soggette a regimi fiscali speciali con l’esenzione pluriennale (8 in media) dal pagamento delle imposte sui redditi d’impresa e di quelle sull’importazione sulle materie prime e semilavorati accordati alle imprese di trasformazione e servizi. Queste zone franche si trovano generalmente vicino ai principali centri economici del Paese, un aspetto non da sottovalutare dato il livello di sviluppo delle infrastrutture nazionali ancora ridotto. Inoltre, le imprese hanno la possibilità di rinnovare il regime di esenzioni qualora decidessero di attuare ulteriori investimenti. Va sottolineato, infine, come queste imprese godano anche di facilitazioni in materia di investimenti e procedure doganali: in questo modo il Paese si è dimostrato capace d’attrarre capitali esteri di qualità vista la scelta di gradi marchi internazionali come Intel e Procter & Gamble di aprire delle sedi proprie nel Paese.
Il Costa Rica, pur essendo solo la dodicesima geografia di destinazione per l’export italiano in America Latina, presenta opportunità per le imprese nostrane già presenti nel subcontinente che vogliano ulteriormente esplorarne le potenzialità: le principali operano in servizi di alloggio e ristorazione, costruzioni, vendita di macchinari, alimentari e mobili. In termini di grandezza, è consolidata la presenza di alcune grandi imprese ma vi sono occasioni anche per le PMI, data l’elevata considerazione di cui godono i prodotti Made in Italy.
Un recente aggiornamento di SACE segnala come nel corso del 2017 le esportazioni italiane abbiano raggiunto la cifra record di 148 milioni di euro, in crescita di oltre il 50% rispetto al 2007. Nei primi 10 mesi del 2018 si evidenzia un calo tendenziale del 5,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dovuto alle minori esportazioni di apparecchi elettrici, oggetto di un boom dodici mesi prima. A questo proposito non va sottovalutata la presenza di consumatori mediamente giovani (nel 2050 i cittadini costaricani fra i 18 ed i 35 anni costituiranno la metà dei consumatori), con buoni livelli di scolarizzazione e potere d’acquisto: un fattore che può far incontrare le preferenze locali con il Made in Italy.
Recentemente è stata registrata, infatti, la tendenza fra i consumatori locali a ricercare nei prodotti d’importazione più la qualità che la convenienza dal momento che il potere d’acquisto è in aumento così come il PIL pro capite (oggi a 17.200 dollari), cresciuto di 1000 dollari nel biennio 2015-17. Vanno tuttavia tenuti sotto controllo i problemi di consolidamento fiscale alla base del recente downgrade del Costa Rica da parte delle principali agenzie di rating, benché prontamente affrontati dalla riforma fiscale del nuovo governo varata lo scorso anno: impongono più cautela rispetto al passato, con necessità di maggiore selezione delle controparti e di adeguati strumenti finanziari e assicurativi da parte delle imprese esportatrici in loco.