L’ormai annosa questione della riduzione del numero dei parlamentari sbarca in aula al Senato. Dopo l’ampia discussione in commissione Affari costituzionali, l’assemblea di Palazzo Madama ha dato il primo dei 4 via libera che richiede dal Parlamento una riforma costituzionale come questa. Dunque, salvo modifiche, si dovrebbe passare da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi. Entro il numero complessivo di 400 deputati e 200 senatori, il numero degli eletti nella Circoscrizione Estero è previsto pari a 8 deputati (anziché 12) e a 4 senatori (anziché 6).
Per il Senato, la riduzione del numero complessivo comporta la riduzione del numero minimo di senatori eletti per regione. Tale numero minimo regionale è previsto pari a 4 (anziché 7). Il Molise avrebbe 1 senatore (anziché 2). Immodificata rimane la previsione vigente relativa alla Valle d’Aosta (1 senatore). La riduzione ha decorrenza dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della legge.
Quanto alla questione dei senatori a vita, viene fissato a 5 il numero massimo di nomina presidenziale, ponendo così fine alla annosa querelle se ogni Presidente ne potesse eleggere fino a sette senatori a vita o se comunque i senatori a vita non potessero essere più di sette. Non vengono invece apportate modificazione della previsione costituzionale vigente circa gli ex Presidenti della Repubblica senatori di diritto a vita.
Attualmente i senatori a vita sono 6, cinque di nomina presidenziale e l’ex presidente Napolitano: la scrittrice Liliana Segre, la neurobiologa Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano, il fisico nucleare Carlo Rubbia, l’economista Mario Monti e l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Chissà se questa volta la proposta taglierà il traguardo. E’ dal lontano ’83, con la commissione bicamerale presieduta dal liberale Aldo Bozzi, che si tenta di mettere mano alla riforma del Parlamento e alla riduzione di deputati e senatori. Ma uno dopo l’altro ogni tentativo è fallito: la commissione Ciriaco De Mita-Nilde Iotti nel ’93, quella guidata da Massimo D’Alema nel ’97, la riforma Berlusconi nel 2006 bocciata dal referendum, la bozza Luciano Violante nel 2007 (per fine legislatura), il tentativo parlamentare del 2012 (votato dal Senato e fermatosi alla Camera) e infine il referendum del 4 dicembre 2016 che ha bocciato la proposta di Renzi.