Una delle leggende che narrano le origini della pizza vuole che sia stato il cuoco Raffaele Esposito a inventare la ricetta di quel piatto che sarebbe diventato tra i più famosi al mondo e soprattutto che a ispirarglielo sia stata la Regina Margherita di Savoia e da lì il nome della pizza più tradizionale di tutte. Napoli è terra di regine e non sorprende se “Regina” è il nome dato al marchio di sigarette contraffatte più prodotto nella bella città partenopea e che non risparmia la cronaca locale.
Infatti, agli inizi del mese di dicembre la Guardia di finanza della sezione di Nola, nel napoletano, ha scoperto ad Acerra un capannone industriale di circa 1000 metri quadri dove dodici uomini, tutti poi arrestati, stavano preparando le sigarette contraffatte. Le Fiamme gialle hanno trovato 30 tonnellate di tabacco lavorato di matrice estera, altre materie prime (filtri, cartine e materiale da confezionamento), costosi macchinari che sono stati sequestrati. Una volta immesse sul mercato le sigarette rinvenute avrebbero fruttato circa 5 milioni di euro. “Ogni pacchetto di Regina – spiega Francesco Marigliano, presidente dei tabaccai napoletani – costa intorno ai 2 euro e 50 mentre le sigarette legali partono da 4 euro e 20 al pacchetto. Intanto in provincia di Napoli ci sono circa 300 bancarelle che le vendono, per lo più localizzate nell’hinterland a Nord di Napoli e in alcuni quartieri storici del capoluogo. Il contrabbando in Italia crea un’evasione di circa 700 milioni di euro all’anno”.
Le Fiamme gialle hanno spiegato che si tratterebbe della prima fabbrica partenopea impiegata per la produzione di sigarette da contrabbando e non è escluso che dietro a questo giro d’affari si sia insediata la camorra.
La notizia si inserisce all’interno di un quadro complesso che descrive i fenomeni della contraffazione e del contrabbando di sigaretta di cui la società di consulenza KPMG tiene traccia in un report annuale che riporta i dati relativi al mercato illecito delle sigarette in Europa ed è commissionato dall’Istituto britannico che si occupa di servizi e difesa, chiamato Royal United Services Institute for Defence and Security Services.
Secondo l’analisi, il consumo di sigarette contraffatte e di contrabbando in Europa per il 2017 è stimato all’8,7% del consumo totale, pari a 44.7 miliardi di sigarette. Il volume delle sigarette contraffatte e di contrabbando è in diminuzione rispetto agli anni precedenti e presenta il valore più basso dal 2008. Soprattutto la riduzione del 7,4% è risultata essere più incisiva di quella del 2,5% del consumo domestico legale del prodotto. Stando a questi numeri, a 10 miliardi di euro sono ammontate le perdite per i governi europei. Il dettaglio Italia parla invece di perdite pari a 641 milioni, una quota percentuale di consumo totale di sigarette da contrabbando e contraffatte pari al 4,8%, in diminuzione di un punto percentuale rispetto al 2016. Il flusso più elevato di articoli contraffatti e di contrabbando proviene dai cosiddetti White Brands che hanno ricoperto una quota di mercato pari al 61% nel 2017.
Nonostante il calo generale, il volume delle sigarette contraffatte e di quelle di contrabbando è cresciuto nei paesi con la più elevata differenza di prezzo rispetto ai paesi di origine, mentre è crollato in quelli con un buon livello di applicazione della legge o un favorevole situazione economica.
Mercato aperto per il contrabbando delle sigarette è anche quello dell’online, era difficile pensare di tenere lontano da internet anche questo business. In particolare, esistono due differenti tipi di venditori illeciti di tabacco: quelli individuali che non hanno alcun legame con la criminalità organizzata e i criminali organizzati che hanno addirittura contatti a livello internazionale e una forte rete di distribuzione. La ricerca dimostra ancora che un piccolo numero di venditori molto specializzati sia responsabile di una elevata proporzione delle vendite illecite anche a livello internazionale. Dato il volume di piccoli pacchi scaricati quotidianamente presso le strutture doganali, i funzionari doganali non sono in grado di ispezionare ogni singola spedizione, e perciò si affidano a strategie di profilazione basate sul rischio. Sfruttando questa vulnerabilità, la criminalità organizzata ha deciso di adottare un approccio a basso volume e ad alta frequenza per il contrabbando di ogni sorta di merci illecite. Oltre a ridurre il rischio di intercettazione, i metodi ad alta frequenza e a basso volume riducono al minimo le perdite finanziarie in caso di sequestro, dal momento che una singola spedizione rappresenta solo una piccola parte delle merci illecite trasportate da un determinato gruppo.
In Italia, sono stati individuati principalmente quattro driver dello sviluppo del traffico illecito di sigarette: facile accesso al prodotto, si veda come a Napoli – che da sola presenta una quota di illecito del 35% – per esempio la distribuzione viene effettuata per le strade alla luce del sole. Un secondo elemento che caratterizza ancora una volta un bacino come quello della della città partenpea è l’accessibilità sociale della vendita di prodotti illeciti, attività che viene nascosta dagli stessi cittadini. Un ulteriore elemento è senza dubbio quello della differenza di prezzo tra il costo delle sigarette in Italia e nei paesi confinanti come la Croazia dove un pacchetto costa 3,05 euro o in Slovenia 3,51 mentre nella penisola il prezzo medio è di 4.76 che è comunque un prezzo inferiore a quello che si troverebbe in altri mercati del nord Europa. Il quarto elemento che consente la proliferazione della vendita di sigarette contraffatte o di contrabbando è la dilagante corruzione e le infiltrazioni mafiose all’interno delle istituzioni.