“Questo Congresso servirà a noi della Fabi di fare quadrato, ma intanto mando un messaggio chiaro ai banchieri: se si mostreranno irresponsabili, creeremo problemi nelle aziende”. Con queste dure parole Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione autonoma bancari italiani, in un’intervista rilasciata a Milano Finanza, apre il 124esimo Consiglio nazionale della principale organizzazione sindacale dei lavoratori bancari, che si tiene da lunedì 3 dicembre a mercoledì 5 dicembre a Milano, presso l’hotel Crowne Plaza di San Donato Milanese. Sono attesi nella tre giorni di confronto, coincidente oltretutto con le celebrazioni del 70esimo anniversario della Fabi, duemila dirigenti sindacali, e ospiti come Antonio Tajani, Antonio Patuelli, Giuseppe Guzzetti.
Sileoni interverrà nella giornata di chiusura ma intanto ha anticipato alcuni temi nell’intervista a MF: “Le banche e i bancari hanno ricevuto aiuti pubblici, ma gli stessi delle altre categorie: il settore va anche difeso dalle bugie”, ha detto il segretario generale in vista della battaglia per il rinnovo del contratto di lavoro dei bancari, che scade proprio nelle prossime settimane. “Che ci siano troppi aiuti per noi è una fake news. Ad esempio, da 17 anni le banche finanziano a colpi da 200 milioni la Naspi e la vecchia indennità di disoccupazione”. Nel mirino c’è anche l’atteggiamento di alcuni vertici bancari, che secondo Sileoni “nelle loro aziende hanno un rapporto col sindacato morbido, poi quando si ritrovano a Roma negli organismi Abi assumono una posizione integralista e intransigente. All’interno di Abi convivono diverse anime: ci sono anche i falchi, e sono sempre gli stessi, sono quelli che ad ogni rinnovo contrattuale alzano la voce”.
“Al primo atteggiamento irresponsabile ci costringeranno a creare problemi nelle loro aziende”, insiste Sileoni, che sull’ipotesi di una mobilitazione in caso di mancato accordo sul rinnovo, che scade a dicembre, spiega che Fabi “è pronta a tutto. Ma devo anche dire che Antonio Patuelli è stato il miglior presidente della storia dell’Abi, per alcuni motivi tra cui la sensibilità sociale, l’aver reso l’Abi indipendente da politica e burocrazia, l’aver garantito stabilità al settore. Si è battuto con proposte intelligenti anche a Bruxelles”. Ma ora, c’è un accordo da raggiungere. Un accordo che riguarda quasi 300mila lavoratori, ai quali vanno aggiunti i 37mila dipendenti delle Bcc.